Davide Tarò è l’autore dell’ormai famoso “EMINA OrfaniRoboT“, edito da 001 Edizioni,  la storia di Natamele Tandro uno dei tanti trentenni senza futuro in questa Italia senza prospettive  che, ad un certo punto, da precario cronico si ritrova, chiamato dalla EMINA, una multinazionale con sede a Torino, a pilotare un Simulacron una sorta di robot gigante. Da qui fra richiami agli anime degli anni ’70 e sanguinosi combattimenti prende il via una storia che si dipana fra intrighi e segreti.

Corazzata Spaziale Mussolini

A distanza di poco più di un anno, a gennaio del 2014, sempre dalla penna di Davide Tarò verrà pubblicato, la Società Editrice La Torre un nuovo racconto: “Corazzata Spaziale Mussolini“. I richiami alla saga di Captain Harlock sono più che evidenti per quello che lo stesso autore presenta come un nuovo esperimento di animeucronia in cui i personaggi, le astronavi e la tecnologia si muovono e funzionano con un preciso scopo e sono figli di una storia risorgimentale “realmente” accaduta e quasi identica alla nostra, di una storia degli anni Venti del secolo XX che arriva spietata (e segreta) fino all’esplosione delle bombe atomiche sul Giappone nel 1945.

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I Mecha di Napoleone IIIAvevamo lasciato il Regno d’Italia e i Robot di La Marmora combattere i mostri creati dall’ingegneria genetica dei Nekton, esponenti di una potente razza aliena esiliati sul Pianeta Terra a seguito di un incidente della loro nave madre, e avevamo assistito impotenti all’eroico sacrificio del Capitano Goffredo Gambara e del suo Gigante Alteo per salvare il mondo dalla brama di conquista dei Nekton del Gene Sovrano, alleati con gli Asburgo. Il nuovo romanzo di Alessandro Girola ci catapulta nel 1871 nella Francia, di Napoleone III, sul fronte della Lorena, dove gli invincibili Titani, derivati dai Giganti italiani ma più grandi e potenti devono fronteggiare il Terrasque, il più pericoloso abominio creato dai Nekton per gli Asburgo, un mostro alto più di 60 metri creato per distruggere le difese della Francia.

 

La guerra non volge per il meglio per gli alleati italo-francesi, i Giganti e i Titani riescono a tenere testa agli abomini Nekton ma i costi per la loro costruzione sono proibitivi e le risorse tecnologiche nelle mani degli alleati alieni dell’Italia, i Nekton della Meccanica Evolutiva, sono irrisorie rispetto a quelle della fazione del Gene Sovrano.

 

Per poter riequilibrare le sorti del conflitto l’unica soluzione sembra essere quella di distruggere la nave madre Nekton e gli unici in grado di poter raggiungere l’obiettivo sono gli uomini del Secondo Plotone di Giganti a cui si aggiunge il tenente francese Lene Lie, alla guida del Gigante Tifone.

 

Mentre la missione quasi suicida del Secondo Plotone procede fra mille difficoltà il Terrasque e gli altri abomini creati dai Nekton stanno attaccando il fronte francese e solo il coraggio e il valore dei piloti dei Titani e, in particolare, del Conte  Antoine De Leur, miliardario, playboy, filant….beh sì una specie di Tony Stark risorgimentale e certamente il personaggio più simpatico e meglio caratterizzato del romanzo, riescono a contenere gli assalti degli asburgo.

 

Alessandro Girola in questo “I Mecha di Napoleone III” supera se stesso con un romanzo ucronico-steampunk che lascia il lettore senza fiato per tutta la lettura, sembra quasi un videogioco, non si fa in tempo ad esaurire un livello che arriva un mostro più pericoloso e cattivo del precedente. I dialoghi, poi, sono estremamente serrati e meravigliosamente strutturati, spesso divertenti e sempre adeguati al contesto narrativo. Durante i combattimenti, infine, sembra quasi di essere nell’abitacolo del mecha di sentire gli urti, i suoni e gli odori del combattimento contro gli abomini… Go Nagai non ha mai pensato alla puzza dei suoi mostri meccanici,no.

 

I Mecha di Napoleone III è un ottimo esempio di come, nonostante tutto, la letteratura fantastica sia viva e vitale, anche in questo sfortunato paese dove al successo editoriale del comico del momento o del calciatore miliardario fa da contraltare il vuoto televisivo di trasmissioni ridicole come Masterpiece, un paese dove ai salotti radical chic dei lettori dell’ultimo saggio di Bruno Vespa si contrappongono scrittori come Alessandro Girola che combattono con le unghie e con i denti per ridare una dignità alla letteratura fantastica.

 

Che altro dire di questo romanzo se non di comprarlo, lo trovate nel Kindle Store a soli € 2,68, fatevi un piccolo regalo di Natale, non ve ne pentirete.

 

Primeval è una serie TV britannica prodotta da Impossible Pictures in cinque stagioni e trasmessa nel Regno Unito sul canale ITV dal 2007 al 2011; in Italia la serie è stata trasmessa a più riprese da Jimmy, Rai 2 e Rai4.

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LA STORIA

 

Siamo nel nord dell’Inghilterra, nella Foresta di Dean, e un’enorme creatura sta terrorizzando gli abitanti del luogo. Un giovane studente appassionato di dinosauri, Connor Temple(Andrew Lee Potts), convince il suo professore Nick Cutter(Douglas Henshall), uno scienziato zoologo evoluzionista ed esperto paleontologo, ad indagare  insieme a Stephen Hart(James Murray). I tre, recatisi sul posto, scoprono che il responsabile delle “apparizioni” è niente meno che un gorgonops, un feroce rettile carnivoro vissuto fra 255-250 milioni di anni fa, alla fine del periodo Permiano, e approdato nell’Inghilterra del XXI secolo attraverso un’anomalia spazio-temporale. Casualmente, alla caccia del dinosauro, si aggiunge la zoologa Abby Maitland (Hannah Spearritt),esperta di rettili per uno zoo dei dintorni.

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Se quando avevo sette anni mi avessero detto che per andare a lavoro avrei usato ancora un’autmobile del tutto simile alla vecchia NSU Prinz di mio padre, rumorosa, puzzolente ma sopratutto ancorata al terreno… beh non ci avrei mai creduto.

 

The JetsonsDa bambino il mio ideale di mobilità futura non era certo rappresentato dal motore diesel, a dire il vero anche tutte le storie sulla mobilità sostenibile tanto in voga al giorno d’oggi, erano ben lontane dal mio modo di pensare, treni, autobus, auto elettriche mi sembravano già sorpassati la bicicletta poteva essere tutto meno che un mezzo di trasporto. La mia idea di mobilità era perfettamente rappresentata dall’indimenticabile cartone di Hanna & BarberaThe Jetsons” (I Pronipoti) con le auto volanti spinte da onde pulsanti e ripiegabili in una valigetta dopo l’approdo alla destinazione.

 

Davvero, mai e poi mai avrei pensato di spendere 300€ di gasolio al mese per andare tutti i giorni a lavorare con un vibrante e puzzolente mostro di lamiera.

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A dire il vero l’idea di un futuro pieno di macchine volanti non è certo solo mia, la fantascienza ne è piena, basti pensare agli Spinner nel Blade Runner di Ridley Scott o a Quinto Elemento di Luc Besson con autostrade aeree su più livelli e tanto traffico.

 

Insomma, da che esiste il traffico, il desiderio dell’uomo è sempre stato quello di librarsi in volo con la propria macchina. Già nel 1917, Glenn Curtis aveva progettato  l’ Autoplane di Curtis mentre nel 1933  l’U.S. Air Commerce Bureau lanciò un bando rivolto a tutti i progettisti di aeromobili da cui scaturì il prototipo dell’Aerobile di Waterman. Più avanti, nel 1947, fu progettata la sfortunata Convaircar, con abitacolo in fibra di vetro in grado di ospitare 4 persone e dotato di ali rimovibili nella parte

Moller Skycar

Moller Skycar

superiore che precipitò durante il primo test. Nel 1949, invece,  fu  costruita l’Aerocar di Molt Taylor che fu anche certificata ma che non fu mai immessa sul mercato.

 

Fra  progetti più famosi, tuttavia, ricordiamo:

 

– La  Skycar progettata da Paul Moller già nel 1962 e costruita nel 1989. Considerata un flop, la Skycar, una sorta di personal VTOL (vertical take-off and landing) che  ha, in effetti, effettuato un solo volo dimostrativo nel 2003 ed il cui lancio è stato sempre rimandato, da 50 anni. A novembre 2013, Moller, ha lanciato una campagna di raccolta fondi per finanziare il progetto.

 

– La  Transition, prodotta dall’azienda Terrafugia  creata da giovani laureati al Dipartimento di Aeronautica e Astronautica del Massachusetts Institute of Technology.  La Transition è un piccolo aereo, alimentato con normale benzina

Terrafuga Transition

Terrafugia Transition

verde,  che può viaggiare su gomma, anche a velocità autostradali, direttamente dal garage di casa fino all’aeroporto dove, spiegate le ali, potrà decollare ed atterrare come un normale aeroplano in grado di volare alla velocità massima di 185km/h. Il velivolo è classificato come aereo leggero sportivo e richiede un brevetto di  volo per essere pilotato. La Transition verrà lanciata sul mercato il prossimo anno al prezzo, non proprio economico, di 279 mila euro. Se la Transition, in realtà, è solo un aeromobile con le ali ripiegabili, Terrafugia, sta progettando anche una vera auto volante, la TF-X, un veicolo VTOL in grado di decollare senza bisogno di alcuna pista e che non necessiterà, grazie anche all’automazione di gran parte delle operazioni, di alcun brevetto di volo.

 

Pal-V

Pal-V

– La Pal-V, progettata in Olanda, è acronimo di  Personal Air and Land Vehicle, un veicolo a tre ruote con pale retrattili sul retro, che dovrebbe vedere la luce nel 2014 e  in grado di volare come un elicottero per circa 500 km a 1200 metri d’altitudine. La Pal-V,come la Transition richiede un brevetto di volo e come la Transition non può decollare ed atterrare senza una pista

 

E mentre si progettano improbabili veicoli volanti io resto alle prese con il mio catorcio a gasolio che, se pure con i suoi 270 mila chilometri sul groppone, mi ha recentemente e amorevolmente portato da Bari a Vienna con molte vibrazioni, certo,  ma senza nemmeno un lamento e  penso che, esclusi i mezzi pubblici per ovvi motivi di affidabilità, l’unica alternativa praticabile, per andare a lavoro risparmiando sia una piccola utilitaria con carburanti alternativi. Eccomi, quindi, una volta escluse le auto elettriche e mentre sogno la navicella tutta vetro dei Jetsons a cercare un’Opel Corsa a gpl su “Automobile.it quel che fa per voi” e, mentre scorro gli annunci, vi lascio col bellissimo filmato  promozionale della Transition.

 

Assemblaggio PolyusMentre gli U.S.A. del Presidente Reagan annunciavano l’avvio del progetto “Star Wars” ovvero dello Strategic Defense Initiative (SDI) che si proponeva di usare sistemi d’arma dislocati sulla Terra e nello spazio per difendere gli Stati Uniti da eventuali attacchi con missili balistici armati di testate nucleari, l’URSS si preparava a lanciare il primo prototipo del veicolo Polyus, quella che si presume fosse una piattaforma di armi orbitale in grado anche di difendersi da attacchi ASAT (Anti-satellite weapons).

 

Siamo in piena Guerra Fredda, il timore (motivato) degli URSS era che il progetto “Star Wars”  da un lato  nascondesse la minaccia di attacchi dall’orbita e dall’altro interrompesse il cosidetto concetto di distruzione mutua assicurata che prevedeva che qualunque attacco nucleare di una delle due superpotenze sarebbe stato totalmente distruttivo per entrambe le parti in causa, impedendo di fatto a entrambe le fazioni di schiacciare il pulsante rosso per prima.

 

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