Life on Mars è una serie inglese andata in onda su BBC One fra il 2006 e il 2007 creata da Matthew Graham, Tony Jordan e Ashley Pharoah. Siamo nel 2005, l’ispettore capo della polizia di Manchester, Sam Tyler (John Simm), è alle prese con i delitti di un serial killer che ha appena rapito la sua ragazza. Immerso nei suoi pensieri e preoccupato per le sorti della donna, Sam viene travolto da un’auto a folle velocità, mentre l’autoradio suona il famoso pezzo del 1973 di David Bowie, Life on Mars… ed è proprio nel 1973 che si risveglia vestito con i classici abiti dell’epoca a ricoprire il ruolo di un ispettore, sempre nella polizia di Manchester e sempre nel suo distretto, ma alle dipendenze dell’ispettore capo Gene Hunt (Philip Glenister). Spaesato e prima ancora di renderene conto, Sam si ritrova così ad indagare su un caso di omicidio, in qualche modo, in relazione col serial killer del 2005, naufrago nel tempo in un mondo alieno quanto potrebbe esserlo il pianeta Marte. Tutta la serie si fonda analizzando le differenze sociali e culturali che si sono create in soli 30 anni facendoci vedere le cose con gli occhi della polizia e mettendo a confronto le differenze fra un ispettore del 2005 e uno del 1973,h grazie anche alla magistrale interpretazione di Glenister che dipinge tutti gli stereotipi del poliziotto anni ’70, separato, alcolizzato, corrotto, tutt’altro che ligio al regolamento ma fondamentalmente onesto. In quanto a Sam, beh almeno nella prima stagione si rimane sul vago circa una spiegazione su quanto gli sia successo; sembrerebbe in coma e che il 1973 sia tutto nella sua testa ma potrebbe anche aver davvero viaggiato indietro nel tempo o peggio essere completamente folle. In definitiva Life on Mars è una serie magnifica, anche considerando che non stiamo parlando del Doctor Who e di alti budget ma di una serie, tutto sommato, low-cost senza effetti speciali ma con una sceneggiatura grandiosa e degli ottimi autori e attori. Life on Mars, che adesso sta per essere riproposta anche in USA, penso che dovrebbe far valutare gli autori di fiction italiane le opportunità offerte dalle campagne stagionali di raccolta dei pomodori.

Esattamente 45 anni fa andava in onda sulla BBC il primo episodio di una delle serie TV più longeve di tutti i tempi. Fino ad oggi sono state 10 le incarnazioni del Dottore ognuna con un diverso fascino e grandiosi sono gli episodi delle ultime stagioni di “Doctor Who” interpretati prima da Christopher Eccleston e adesso da David Tennant.

Auguri Dottore e 100 di questi giorni.

Connie Sellecca

Uno dei telefilm indimenticabili degli anni ’80 è certamente “The Greatest American Hero” conosciuto da noi come “Ralph Supermaxieroe” a imperitura memoria dell’incompetenza degli adattatori nostrani. Il telefilm di Stepjen J.Cannnell è durato solo tre stagioni ed era una commedia che prendeva in giro tutti gli stereotipi dell’eroe americano da John Wayne a Capitan America. In tempo di revival ecco pronto un film probabilmente per la TV. La sceneggiatura del remake non è ancora trapelata ma sicuramente avranno una parte (non un cameo) i protagonisti della serie Robert Culp (Bill Maxwell), Connie Sellecca(Pam Davidson) e William Katt(Ralph Hinkley).

Katt dovrebbe avere una parte anche nella terza stagione di di Heroes, ritornando a fare il supereroe in un contesto diverso.

P.S. quella della foto e Connie Sellecca al secolo Concetta Sellecchia protagonista della serie originale

In periodo di revival è tornato finalmente Supercar. Oddio, il pilot è tornato a febbraio sulla NBC e visto il successo pare che in autunno verranno prodotti i primi 12 episodi della prima stagione.

La serie parte dall’assunto che a ideare la Knight Industries Two Toushand non fu Wilton Knight ma Charles Graiman, uno scienziato geniale coinvolto da Wilton nella fondazione Knight per la lotta contro il crimine e che dopo la costruzione di KITT si ritirò insieme alla figlia in un paese di campagna per continuare le sue ricerche. Ciò va in contraddizione con la serie classica dove fu Wilton ad ideare l’intelligenza artificiale e la copertura polimerica di KITT e dove la Trans Am fu scelta non per l’amore di Charles per le macchine sportive ma perchè era la stessa auto di Micheal Long (devo rivedere il pilot della serie classica). Ad ogni modo, un gruppo di terroristi internazionali ha, scoperto il rifugio di Charles Graiman ed è deciso a trafugare le ricerche. Quando arrivano al laboratorio, Graiman si fa credere morto e i terroristi riescono a trafugare gli hard disk criptati ma si trovano nell’officina dove è stato costruito il Knight Industries Three Thousand. L’irruzione nell’officina è meravigliosa, sembra un videoclip, i terroristi trovano gli schemi della Mustang Shelby (nuova KITT), il computer della vecchia KITT, parti di ricambio della Shelby, la targa della Trans Am e non capiscono dove sono e cosa è stato fatto li, quando improvvisamente la Shelby prende vita e sparisce a tutta velocità nella notte. I terroristi a questo punto vanno in cerca di Sarah Graiman anche lei scienziata per farsi aiutare a decriptare i codici ma KITT arriva prima. Da qui in poi fra inseguimenti e corse sulle colline viene reclutato anche il nuovo pilota Mike Traceur, ex ranger e pilota fallito, ma anche figlio di Micheal Knight. E ancora una volta “un uomo solo può cambiare le cose”, Mike e KITT fermano i terroristi e salvano Charles Graiman e fanno rinascere la fondazione. A dire il vero Mike non era troppo convinto di ciò ma si decide dopo l’incontro col padre Micheal Knight. Di questa parte retorica che vede il cameo di David Hasseloff vestito da becchino, francamente, si poteva tranquillamente fare a meno.

Che dire la nuova serie, o almeno il pilot, è davvero ben fatto la nuova macchina e a dir poco meravigliosa. Pensavo che la linea più tozza della Mustang avrebbe fatto rimpiangere la linea filante della Trans Am ma mi sbagliavo.

IL CAST

Justin Bruening … Mike Traceur
Deanna Russo … Sarah Graiman
Sydney Tamiia Poitier … Carrie Rivai
Bruce Davison … Charles Graiman
David Hasselhoff … Michael Knight

Andrea Donna De MatteoLa nuova generazione di italo-americani nella fiction USA ha un certo non so che, recitano male, di solito, ma fanno la loro parte, appunto di italo-americani interpretando quello che sono oggi. Questi giorni guardavo “Joey”, sit-com spin-off di “Friends” con la meravigliosa Drea De Matteo nei panni della sorella di Joey. Certo è invecchiata da quando aveva 25 anni nel ruolo di Adriana La Cerva ne “I Soprano” (mai attrice fu più azzeccata per il nome del personaggio che interpreta) comunque, nonostante, mi pare, una gravidanza rimane sempre un gran bel pezzo di…