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Davide Tarò è l’autore dell’ormai famoso “EMINA OrfaniRoboT“, edito da 001 Edizioni,  la storia di Natamele Tandro uno dei tanti trentenni senza futuro in questa Italia senza prospettive  che, ad un certo punto, da precario cronico si ritrova, chiamato dalla EMINA, una multinazionale con sede a Torino, a pilotare un Simulacron una sorta di robot gigante. Da qui fra richiami agli anime degli anni ’70 e sanguinosi combattimenti prende il via una storia che si dipana fra intrighi e segreti.

Corazzata Spaziale Mussolini

A distanza di poco più di un anno, a gennaio del 2014, sempre dalla penna di Davide Tarò verrà pubblicato, la Società Editrice La Torre un nuovo racconto: “Corazzata Spaziale Mussolini“. I richiami alla saga di Captain Harlock sono più che evidenti per quello che lo stesso autore presenta come un nuovo esperimento di animeucronia in cui i personaggi, le astronavi e la tecnologia si muovono e funzionano con un preciso scopo e sono figli di una storia risorgimentale “realmente” accaduta e quasi identica alla nostra, di una storia degli anni Venti del secolo XX che arriva spietata (e segreta) fino all’esplosione delle bombe atomiche sul Giappone nel 1945.

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Oggi parliamo di un nuovo progetto che si pone l’obiettivo di far rivivere, in live action, grazie alla computer graphic, i più famosi robottoni nagaiani degli anni ’70 realizzando un piccolo fan-movie con protagonisti i Mazinger e Grendizer (Atlas UFO Robot).

Ankoku Grendizer Fan Movie

Da anni i fans si chiedono cosa è successo dopo il ritorno sulla stella Fleed di Duke Fleed (Actarus) e Maria Grace, da anni i fans chiedono di rivedere i propri robottoni preferiti in live action sul grande schermo.

 

A dire il vero di fan fiction che raccontano la vita dei nostri eroi dopo la sconfitta di Re Vega ce ne sono tantissime, come ci sono vari tentativi, più o meno amatoriali, di realizzare dei live action con i robottoni in computer graphic; anche in Italia c’era un progetto, arenato da anni, The UFO, che si proponeva di realizzare un film su Grendizer ma che ha generato per ora solo un trailer, per la verità molto godibile.

 

A cimentarsi oggi nella meritevole impresa di realizzare un fan-film sui mecha di Go Nagai, con risultati, a giudicare dal materiale in circolazione, a dir poco sorprendenti  è  Daniele Spadoni con cui ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere circa il suo nuovo progetto: Ankoku Grendizer.

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L'Arcadia della mia Giovinezza24Capitan Harlock (Uchū kaizoku Kyaputen Hārokku) nasce coma manga, nel 1976, a cura di Leiji Matsumoto per diventare uno degli anime di maggior successo, anche in Italia, dove fu trasmesso per la prima volta su Rai 2 nel 1979.

 

Siamo nel 2977 e la Terra è un pianeta in pace dove i robot hanno totalmente soppiantato il lavoro manuale e l’umanità che ha da tempo conquistato lo spazio,  vive in uno stato di indifferenza ed apatia al prezzo della distruzione dell’ecosostema del pianeta e del prosciugamento degli oceani e di tutte le  risorse ambientali.

 

In questa condizione di status quo, chiunque osi avere una voce dissonante, rispetto ai diktat del Governo Unificato della Terra, viene bollato come estremista ed emarginato col marchio di fuorilegge. Questa è la sorte toccata ad Harlock, costretto a vivere insieme ai suoi compagni come  pirata dello spazio. Capitan Harlock e la sua ciurma, a bordo dell’astronave Arcadia, viaggiano, infatti, nel Sistema Solare  cercando di ristabilire la giustizia, osteggiati dai propri simili e costretti a combattere,  unico baluardo della Terra, contro la minaccia delle mazoniane e della regina Raflesia che vuole conquistare il pianeta nella totale indifferenza del Primo Ministro.

 

Captain Harlock 2013Capitan Harlock è una serie matura,  nonostante i suoi quasi quaranta anni, che affronta tematiche “serie“: dalla politica all’ambiente passando per il dissesto sociale e paventando il terrore e la paura per il dominio delle macchine, tema caro a molti manga e anime del periodo ed è una serie “moderna” nel senso che ancora oggi risulta godibile; la stessa figura del pirata Harlock, cupo e affascinante ha contribuito a ridisegnare l’icona del pirata come lo conosciamo oggi.

Come molti anime negli anni ’70 anche Capitan Harlock, in Italia, dovette fare i conti con la censura, del resto le tematiche politiche e sociali e la riflessione sulla guerra, trattate da Matsumoto in maniera molto diretta, non erano facilmente digeribili nel contesto socio-politico dell’Italia degli anni ’70.

 

Ho scritto tutto questo solo per dire che, a circa due anni di distanza dalle prime voci e dalle prime immagini rubate, gli Studios della  Toei Animation hanno annunciato, ufficialmente, per l’autunno 2013, l’uscita nelle sale dell’action movie “Space Pirate Captain Harlock” diretto da Shinji Aramaki e realizzato quasi interamente in computer grafica, dove vedremo il nostro pirata preferito (quasi) in carne ed ossa combattere contro Raflesia e le mazoniane. L’investimento, il più alto per la Toei Animation, di 30 millioni di dollari, lascia ben sperare per la qualità della pellicola di cui è stato rilasciato questo trailer ufficiale.

 

E ora aspettiamo Gaiking!

 

Kyashan, Il MitoTutti conoscono la storia di Kyashan il ragazzo che ha sacrificato se stesso e si è fatto androide per salvare l’umanità dalla minaccia dei robot impazziti progettati dal padre.

 

Nel 1993 lo studio Tatsunoko & Artmic produce  4 OAV da 30 minuti (raccolti in un unico film da 100 minuti per il mercato americano): Robot Hunter Casshern (ロボット・ハンター・キャシャーン Robotto Hantā Kyashān). Gli OAV approdano in Italia nel 1999,  importati dalla Yamato Video, in un unico DVD dal titolo Kyashan, il Mito.

La nuova serie che anticipa la completa rivisitazione fatta nel 2008 con Casshern Sins è, di fatto, un reboot della serie Kyashan del 1974 ma mantiene tuttavia una maggiore aderenza all’originale rispetto a Sins.

 

Il Dottor Azuma ha costruito delle macchine dotate di intelligenza artificiale con l’obiettivo di aiutare il genere umano e preservare il pianeta e l’ambiente da ogni possibile minaccia. Questi neoroidi, guidati dal programma BK-1 installato in Braiking, analizzano la situazione e decidono di usare la forza per estirpare la vera e più grande minaccia per il pianeta: gli esseri umani.

 

LunaIn breve tempo l’umanità viene soggiogata dalla potenza neoroide, macchine quasi invulnerabili e in grado di aumentare la propria potenza semplicemente evolvendo in modelli successivi. Gli uomini vengono resi schiavi o uccisi e l’imperativo primario di BK-1 può finalmente essere rispettato, il pianeta, senza l’umanità, che ne assorbe le risorse come un cancro, sta cominciando a tornare agli antichi fasti.

 

Ma gli uomini non ci stanno a farsi da parte e nascono delle sacche di resistenza e una vera e propria controffensiva contro i robot utilizzando le armi MF progettate dal Dottor Kazuki, scienziato esperto in cibernetica e amico del dottor Azuma,  con, nel cuore, la speranza che un giorno appaia il salvatore atteso da tutti: Kyashan.

 

Kyashan-Il.MitoPer riparare all’errore commesso il dottor Azuma decide di sacrificare la vita di suo figlio Tetsuya e trasformare il suo corpo in un nuovo tipo di neoroide, un ibrido fra uomo e macchina, l’unica cosa in grado di sconfiggere Breaking. Kyashan compare insieme al suo cane Friender giusto in tempo per salvare Luna Kazuki, figlia del dottor Kazuki e grande amore di Tetsuya Azuma. Da qui iniziano le avventure di Kyashan che insieme a Luna combatte i robot di Breaking fino all’epico scontro finale contro BK-1.

 

La storia di “Kyashan, il mito” è certamente più matura rispetto al vecchio anime del 1974 e qui Breaking non è semplicemente un robot impazzito ma una macchina che esegue la propria direttiva primaria e che forse, in fondo, non ha nemmeno tutti i torti. Il mecha design è certamente più accurato rispetto agli anni ’70 dove le armate di robot sembravano una delle “sorprese della settimana” di Yatterman e non manca un po’ di fan service con le tette di Luna a sballonzolare di quà e di là.

In definitiva un paio d’ore fra nostalgia e divertimento senza l’angoscia latente della serie del 1974 e senza la voglia di tagliarsi le vene provata guardando Casshern Sins.

 

GodaizerRiprendo una segnalazione dell’altro giorno su Plutonia Experiment per parlare di un progetto (che mi era sfuggito) del 2011 made in Singapore ad opera di Hillary Yeo, animatore e docente part-time al Lasalle College of the Arts di Singapore che ha realizzato un corto di circa 18 minuti in computer graphic  che ci riporta dritto dritto alle atmosfere dei robottoni nagaiani degli ani ’70-’80.

La storia, oggettivamente, non è particolarmente originale. Godaizer è un robot gigante realizzato per combattere la minaccia rappresentata dai classici mostri “alieni” che cercano di invadere la Terra. Sconfitto il pericolo alieno, però. mantenere in attività Godaizer ha, evidentemente, un costo insostenibile, così il mecha viene disassemblato e conservato in un deposito gestito da un anziano signore e suo nipote, figlio del primo pilota di Godaizer.

La minaccia dei mostri alieni, però, non era stata totalmente debellata, l’esercito, infatti,  ne aveva conservato un esemplare in stato di animazione sospesa. Durante un esperimento, ovviamente, il mostro si risveglia incazzato più che mai e seriamente intenzionato a riprendere la sua missione di conquista del pianeta. Nulla può fare il sistema di difesa terrestre con la sua aviazione e i suoi mecha da combattimento per arrestare la furia devastante del gigantesco alieno.

A questo punto Ah Peh, il gestore del magazzino, decide di riassemblare Godaizer, l’unica arma in grado di mettere fine alla minaccia aliena, e di affidarlo al nipote che negli anni si era addestrato proprio a quello scopo. Il robot gigante si lancia contro il mostro e dopo un feroce combattimento fatto di rocket punch, punte acuminate e mazzate da fabbri riesce ad avere la meglio sul redivivo mostro gigante.

Il corto come ho detto è interamente realizzato in CGI; è interessante notare come nell’intero film non vi sia traccia di dialoghi ma come tutto venga spiegato dalle stupende espressioni facciali dei personaggi modellate dalla computer grafica e con l’utilizzo sapiente di una magnifica colonna sonora. Nonostante questo Godaizer, già dal nome del robot gigante, riesce a richiamare le atmosfere degli anime degli anni’70 con i robottoni di Go Nagai che almeno due generazioni ricordano con amore e nostalgia, ciò anche  grazie anche alla classica storyboard dell’epoca dove è chiaro chi siano i buoni, i cattivi e dove il bene sconfigge il male, sempre.

Aspettando, dunque, Pacfic Rim che ci promette di portare sul grande schermo la vera essenza dei robot giganti degli anni settanta è possibile godersi Godaizer visitando il sito del progetto, dove fra l’altro è possibile guardare il corto.