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Ieri sono stato dal barbiere. Non dal hair stylist (LOL) fighetta, non dalla catena in franchising di rasatori professionisti, non  dal parucchiere ma DAL BARBIERE.

Non entro in un barbiere praticamente da quando ha chiuso bottega quello che mi tagliava i capelli sin da bambino, poi il lavoro e il poco tempo libero mi hanno portato a rasarmi nei parrucchieri dei centri commerciali durante la pausa pranzo, quei posti invasi  da donnette nullafacenti, arroganti e generalmente incontentabili, quelle che non gli vai bene il colore, il taglio, la piega, quelle che verrebbe da dire:-signora, mi creda, meglio di così… solo un miracolo-, insomma, da dieci anni, mi viene comodo tagliarmi i capelli in quei posti lì, ieri sera però, tornando dal mare c’era un barbiere a Fasano(BR) e sia io che Pierpaolo avevamo bisogno di essere tosati.

Mi fermo, il proprietario, un signore sulla sessantina era sulla porta a chiacchierare, mi fa accomodare nel locale ampio con un grande specchio su cui si rifletteva l’orologio da parete, un lavabo e al centro di tutto: la sedia da barbiere. Sì perché nella catena in franchising, nel salone per fighettine, nel parrucchiere per signore NON c’è la poltrona da barbiere e sopratutto, porca puttana, NON ti fanno la barba. Mi siedo, la poltrona reagisce al mio corpo abbracciandolo, e il barbiere mi chiede come volessi i capelli, non mi mostra il catalogo autunno-inverno dei tagli dei modelli di Krizia… gli dico:- corti- e lui comincia a lavorare di forbici e rasoio, niente macchinette, non mi obbliga ad un inutile shampo, mi taglia i capelli, mi aggiusta la barba e STOP. Poi è la volta di Pierpaolo salire sulla poltrona la cui configurazione viene variata con uno sgabellino, e anche a lui taglia semplicemente i capelli… corti… basta così, niente gel, lozioni,cazzate, un semplice taglio di capelli.

Il costo di questo magnifico salto nel passato: 10 euro per padre e figlio con tanto di ricevuta fiscale.

Ora è vero che io sono tutt’altro che contrario alla globalizzazione, ai centri commerciali, ai franchising, ed è vero che tutto ciò, insieme alla nuova generazione di maschietti da giardino, depilati, fighetti che hanno bisogno delle cremine, dei massaggi, delle spa(*) ha contribuito a decretare la fine dei vecchi barbieri di una volta, col rasoio, gli asciugamani caldi, e la poltrona; ma siamo davvero sicuri che non ci sia davvero ancora spazio per loro? Siamo sicuri che la barba si debba fare sempre col 5 lame Gilette e la bomboletta di schiuma, siamo sicuri che per tagliare i capelli si debba andare in un locale che sembra un pub illuminato al neon? Il piacere della chiacchiera col barbiere, degli asciugamani caldi… anche la rivista porno mentre aspetti il turno sono ormai ricordi andati però alla stazione termale a farvi i fanghi dopo esservi depilati, andateci voi!

(*) ma che cazzo vuol dire spa, da dove è uscita questa insulsa, orrenda, parola, acronimo o quel che è?

Vengo or ora da una bella vacanza nel Lombardo-Veneto e volevo approfittare per fare una piccola riflessione. Avendo vissuto in un appartamento per qualche giorno mi è toccato fare la spesa un paio di volte e, anche per scappare dal caldo tremendo di questo periodo, ho preferito il microclima e i prezzi controllati dei grandi ipermercati alla fregatura, sempre in agguato, dei piccoli negozi delle località turistiche. Tutto ciò per dire che, dal punto di vista dei prodotti di prima necessità del mio piccolo paniere, ho trovato variazioni di prezzo che oscillano dallo 0% al -30% (menotrentapercento) rispetto agli ipermercati pugliesi (per fare un esempio in un’occasione ero convinto di spendere €25,00, con uno scarto di €2,00 in più o in meno, e mi sono trovato a spendere € 16,00, un delta pazzesco). Ora le mie osservazioni, ovviamente, non possono avere valore statistico, tuttavia posso affermare che, personalmente, non avrei alcun problema a vivere da quelle parti, almeno dal punto di vista dei prezzi e non solo dei generi alimentari.

L’esempio più eclatante è quello della foto: come ho avuto più volte modo di dire(per esempio qui) il Centro Commerciale, in genere, offre una serie di servizi che i negozi in città non forniscono al consumatore, uno di questi sono le (stramaledette) giostrine per far giocare i bambini. Certo questo è un servizio a pagamento ed è anche giusto che lo sia, solo che mentre in qualunque (QUALUNQUE) ipermercato della Puglia un giro sulle giostre costa € 0,50 qui ho trovato “COSTO  GETTONE € 0,05” (cinque centesimi), dieci volte di meno!!! Beh con € 0,50 ho svoltato la giornata :-)

L’Acquario di Genova, l’Acquario di Cattolica, il Sea Life di Gardaland, il Sea Life di Jesolo… mi chiedevo: come mai a Bari, o comunque in Puglia, dove il mare fa parte della cultura del territorio, dove i pesci sono una delle più grosse risorse, non ci sia un acquario visitabile dai bambini (e dai turisti) nemmeno lontanamente simile a quelli citati?

Intanto ecco il Sea Life di Gardaland.

Gotopless.org è un’organizzazione statunitense, fondata nel 2007 dal leader spirituale Rael, per sostenere che le donne hanno lo stesso diritto costituzionale degli uomini di andare a petto nudo in pubblico. L’organizzazione rivendica, dunque, la parità dei diritti fra uomini e donne: “topless” per tutti o anche gli uomini dovranno coprire i propri pettorali. Gotopless.org, ad agosto 2011, ha organizzato manifestazioni con sfilate di uomini e donne in topless (Gotopless Day) in molte città di USA e Canada a testimonianza della reale parità dei sessi che deve essere perseguita a tutti i costi.

L’associazione è stata fondata da Rael, il leader spirituale della religione raeliana, un culto nato per diffondere il verbo che gli esseri umani siano stati creati e portati sulla Terra dagli scienziati di una  cultura extraterrestre; questi avrebbero  utilizzato avanzate tecniche di ingegneria genetica per creare l’uomo (e la donna) a propria immagine e somiglianza… tette comprese.

In realtà, come tutti sanno, l’umanità è stata creata, in un atto di infinita spaghettevolezza, dal Mostro di Spaghetti Volante che, nonostante tutto,  appoggia la causa dei raeliani e di  Gotopless.org a patto che il permesso di esporre le tette in pubblico sia limitato alle donne toccate dalla sua spaghettosa appendice.

Libera le tue tette! Libera la tua mente!

Pur fonte di polemiche, una cosa buona nella manovra “Salva Paese” emanata in questi giorni e già ampiamente rinnegata, una cosa buona, dicevo, c’è. Se ho ben capito, fra le pieghe del decreto, si nasconde una norma che va a deregolamentare le aperture dei negozi eliminando lacci e lacciuoli che impedivano ai commercianti di aprire i negozi quando potevano vendere di più; via al divieto di apertura domenicale e festiva, dunque, via chiusura obbligatoria per un pomeriggio a settimana e sopratutto deregolamentazione degli orari di apertura e chiusura, finalmente anche in italia potremo avere negozi aperti h24!

Ovviamente non mancano le critiche a questo provvedimento, per carità alcune anche giustificate. E’ evidente che a trarre vantaggio da tutto ciò sono le catene della GDO che potranno finalmente aprire la domenica e i festivi e vedere lievitare i propri incassi senza dover sperare nelle delibere delle varie amministrazioni comunali ed è evidente che i, così detti, negozi di vicinato non vedono di buon occhio un cambiamento legislativo che gli imporrebbe, secondo la loro opinione, di competere con la GDO su un terreno, quello delle risorse organizzative, assolutamente impari. Tuttavia, per come la vedo io, la liberizzazione delle aperture dei negozi va vista da tutti come un’opportunità. Il negozietto sotto casa non può pretendere di vivere ancora come negli anni’70 con i clienti affezionati che vanno a fare la spesa sempre lì…

Il mondo è cambiato e insieme ad esso le modalità di consumo. Esisterà sempre meno la figura della casalinga con la mattinata libera per andare a fare la spesa nei piccoli negozietti alle 11.30 del mattino dopo aver portato il bambino al nido ed avere fato un’ora di palestra. Andare a fare shopping in centro, poi, è ostacolato sia dalla scarsa sicurezza delle città dal punto di vista della microcriminalità e dell’accesso pedonale e sia dalla difficoltà di parcheggio. A tutto questo sopperisce il centro commerciale, dove è possibile fare shopping lasciando un bambino libero di camminare da solo nelle gallerie senza il rischio di essere investito da un’auto e dove non devi guardarti continuamente il portafogli. Un posto dove puoi fare la spesa senza saltare da un negozietto all’altro, un posto che DEVE rimanere aperto la domenica perchè, è inutile girarci attorno, assolve anche una funzione sociale. In questi giorni di città vuote e negozi sbarrati per ferie i centri commerciali sono PIENI anche la domenica, pieni di gente che non può o non vuole muoversi dalla città e che trova nell’ipermercato colori, luci, suoni e rifregerio che la grigia e sporca città assolata non può offrire. Diamine gli ipermercati sono pieni di vecchietti che passano le giornate al tavolino dei bar!!!

E il negozio di vicinato? E’ destinato a morire? La risposta ovviamente è no. No, perché ci sarà sempre un gran numero di persone che ha difficoltà a raggiungere i grossi centri commerciali, raramente centrali, e no perché volente o nolente dovranno modificare il proprio modello di business. Il limite della GDO è che appunto si tratta di Grande Distribuzione Organizzata. Per poter competere sui prezzi e massimizzare i profitti i centri commerciali sono tutti maledettamente simili sia per la parte ipermercatale che per la galleria commerciale: gli stessi negozi, gli stessi oggetti, le stesse marche, tutto uguale. Sempre per minimizzare gli investimenti, poi, per quanto riguarda il settore food la qualità dei prodotti non può essere considerata eccellente. Io personalmente evito di comprare pane, frutta, verdura, carne, salumi negli iper e quando posso vado al fruttivendolo, alla macelleria, alla salumeria, al panificio. Certo se è giovedì pomeriggio e ho bisogno di comprare la carne… Il negozio di vicinato, dunque, evolverà natruralmente verso un modello che dovrà andare in contro alle nicchie di consumatori con orari, prodotti e servizi che la GDO, semplicemente, non può permettersi perché antieconomici sui grandi numeri e NON ha alcuna necessità di effettuare (a parte rari casi di città realmente turistiche(*)) aperture domenicali. Certro chi non sarà in grado di adeguarsi chiuderà, ma questo sta già avvenendo ed ovviamente la sua nicchia di mercato verrà assorbita da qualcun altro con maggiore spirito imprenditoriale.

Per quanto riguarda la situazione dei lavoratori “costretti” adesso a lavorare anche la domenica, sinceramente la cosa non mi tange minimamente. Ci sono operai che lavorano in fabbrica su turni domenicali, ci sono gli autisti dei bus, i poliziotti, i medici, gli infermieri, i vigili del fuoco, i vigili urbani, gli stessi bar… non capisco perché tanto clamore, certo mi rendo conto che sia seccante e personalmente cercherei di cambiare lavoro, ma non vedo come gli addetti al settore commerciale possano lamentarsi di una cosa spesso specificata a chiare lettere nel proprio contratto.

(*) Conosco negozietti che se ne fottono dei divieti di apertura domenicale, pagano la multa e hanno comunque ampio margine di guadagno