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.Max HeadroomIeri sera guardavo l’episodio dal titolo “John Quixote” di Farscape (che fra l’altro è abbastanza noioso come tutta la quarta stagione finora) e in varie scene c’e’ un richiamo esplicito ad un altro telefilm di fantascienza degli anni ’80: Max Headroom. Mi è tornato in mente lo scenario in cui è ambientata la vecchia serie: siamo in un futuro non troppo lontano e i network televisivi hanno un potere enorme. Sulle TV è vietato avere il pulsante di spegnimento, le stesse elezioni sono di fatto controllate dallo share dei vari network e i programmi e gli spot inducono nella gente dei comportamenti prevedibili utilizzando messaggi subliminali per controllare i pensieri e le azioni dell’intera popolazione mondiale; insomma appena un po’ peggio di adesso. A questo punto mi viene in mente che qualcuno mi ha detto, riferendosi ai due miei ultimi post quissù:-il cinema no, la TV no cosa rimane?- Ecco effettivamente a pensarci bene non rimane nulla (oddio nulla nulla ancora no). Con una scusa o con un’altra, in un modo o nell’altro i media controllano le persone basti pensare alle campagne pubblicitarie martellanti che ci inducono non solo a comprare determinati marchi ma anche e sopratutto creano dei falsi bisogni o a programmi insulsi che propinano valori di plastica e modelli di comportamento oggettivamente discutibili. Il problema che si pone, dunque, è chi effettivamente guidi questi media: multinazionali, politici, pubblicitari… alla fine credo che non si possa definire univocamente chi sia il controllato e chi il controllore salvo che tutti sono d’accordo nell’imbrigliare qualunque possibile voce dissenziente. Ed ecco che nascono leggi e leggine per poter controllare qualsiasi cosa utilizzando la paura per far passare aberrazioni giuridiche degne del diritto di periodi bui e se ancora non è stata ripristinata la caccia alle streghe è solo perchè ce ne deve essere qualcuna che va a letto con qualche sottosegretario

Fine TrasmissioniOrmai non guardo più la TV, non è una scelta talebana, è solo che ritengo superato il medium: ci sono fonti di informazione più attendibili e fonti di video-intrattenimento fruibili attaverso canali alternatvi in maniera più godibile e con minori mediazioni culturali. Un esempio di quanto sto dicendo è capitato proprio in questi giorni con la faccenda del Vaffanculo day lanciato da Beppe Grillo sul suo blog. Non ho seguito la vicenda se non attraverso i commenti sui gruppi di discussione ma da quanto mi è parso di capire, forse per la prima volta, un evento mediatico è nato su un media diverso dalla televisione; questa volta il tubo catodico (anche se ormai sono tutti LCD di infima qualità) si è dovuto accodare, ha dovuto riprendere l’evento invece di crearlo. Certo la TV è riuscita ad appropriarsi della notizia a farla sua ad alimentarla e a creare il V-Day e riuscita in qualche modo a salvare il salvabile, a rimettere insieme i cocci e a rimanere protagonista ma l’evento, se di evento si può parlare, è stato inventato da qualche altra parte. Ora, da qui a pensare di considerare i blog una fonte di informazone o peggio ancora uno strumento in grado di indirizzare le masse ce ne passa, la stessa internet nel formato attuale non è in grado di entare nelle case se non mediata da altri strumenti: è un medium ancora troppo artificioso, ci sono troppi cavi, troppo hardware, troppo software e del resto anche quando i problemi di configurazione saranno superati sarà solo lo specchio della società con cui vorrà rapportasi e sarà popolata da imbecilli, fenomeno che già adesso è in fase di crescita.

Da un po’ di tempo non guardo più la TV. Non per essere snob o anticonformisma è solo che non ne ho il tempo e quando ce l’ho preferisco guardarmi un film o qualche episodio di un telefilm o un anime in DVD. Quindi non guardo praticamente più la tele e le notizie leggo su internet o le ascolto alla radio. Prima mi capitava sopratutto a cena di guardare qualche stupida trasmissione di quelle che vanno tanto di moda adesso, i cosidetti \”reality show\” fattorie, isole, case, ospedali mia madre non se ne perdeva/perde una. E’ facile sparare a zero sullo squallido ciarpame televisivo attuale specie quando mi capita di guardare una vecchia trasmissione trasmessa prima che io nascessi e osservare come la regia, i tempi, i testi, tutto era studiato nei minimi dettagli e nulla lasciato all’improvvisazione di attoruncoli da recita parrocchiale. Tuttavia il seguito di alcuni personaggi lascia pensare che tutto sommato la Tv va in contro agli esatti desideri della gente e che dunque il problema sia da ricercare da un’altra parte. In verità non penso nemmeno che il mondo sia popolato da cretini, almeno non come le percentuali di acquirenti di .mid per cellulari ad un euro l’uno lascerebbero presagire, dunque deve trattarsi di una concausa. La Tv va in contro alla gente che alimenta lo squallore della TV come un cane che si morde la coda. Sembrerebbe quindi che la mia scelta forzata di non guardare la TV sia alla fine una panacea per i mali del mondo. Eppure non penso nemmeno che sia così, come non credo che non debba esistere il ciarpame televisivo. La TV è uno strumento potente, più potente di internet perchè unidirezionale e non dispersivo, permette di far passare informazioni senza stancare più di tanto l’interlocutore, ha consentito di unificare il nostro paese che senza la TV adesso parlerebbe almeno quaranta dialetti diversi e avrebbe differenze culturali tali che il tizio della regione accanto ci sembrerebbe alieno esattamente come se vivesse in un altro continente, la televisione ha permesso la globalizzazione, quella globalizzazione che nella sua migliore accezione ci permette di conoscere culture diverse e integrarne quello che ci sembra meglio. Mi piace guardare la Tv, anche il ciarpame, vedere donne sguaiate e di mezza età sculettare come fossero carine e nel fiore degli anni può anche far svoltare una giornata…

Intorno al 1998 arrivarono in Italia le prime connessioni ad internet “free”, inteso come paghi solo lo scatto telefonico per collegarti ad internet. Non voglio fare quello che “ai tempi miei…”, anche perchè stiamo parlando del ’98 mica del ’44, però è opportuno ricordare che prima della banda larga, prima del free intenet, prima della disastrosa new economy navigare su internet costava un fottio e decisamente non era alla portata di tutti… Tante parole si sono sprecate per dire che oggi rispetto ad allora, su internet il rumore è molto più alto del segnale e che la maleducazione degli utenti/utonti la fa da padrona, opinioni queste di chi è arrivato ad internet attraverso un percorso che parte dai primordi delle comunicazioni telematiche, opinioni rispettabilissime e persino condivisibili se non fosse che il pioniere ha senso se c’e’un terreno da conquistare, se non fosse che se pure la quantità di rumore è cresciuta in maniera spropositata insieme ad esso è aumentato il segnale. Oggi gli utenti di internet, non sono più solo tecnici, smanettoni e sfigati brufolosi e solitari ma, insieme ai maleducati e ai rompiscatole ci sono professionisti di ogni settore che forniscono il proprio contributo non più alla “comunità internettiana” ma all’intera umanità. La comunicazione, oggi, passa inevitabilmente per internet che non è un canale di trasmissione monodirezionale e i cui contenuti non possono essere imposti e manovrati ma sono spesso frutto della collaborazione di persone con diverse culture e sensibilità. Tutto questo porta inevitabilmente ad un marasma di informazioni spesso anche contradittorie; la rete, tuttavia, tende ad autocorreggersi e in genere le notizie false sono facilmente riconoscibili quando non vengono eliminate entro poche ore. La possibilità di rendere disponibile a tutti una realtà non edulcorata, tuttavia, fa paura a un sistema che quella realtà ha sempre tentato di filtrare secondo i propri bisogni e che ormai si è reso conto del pericolo di una rete libera. ogni giorno si sentono iniziative volte a limitare questo o impedire quello, tutto legittimo e con intenti sicuramente rivolti a preservare la sicurezza delle persone ma ciò sta portando a dei mutamenti nel modo di concepire internet come strumento di comunicazione. Siamo pronti a cedere un pezzettino di libertà in cambio di maggior sicurezza?