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Ci apprestiamo ad affrontare il lungo week-end del 2 giugno, con tanti buoni propositi, visto che le malattie che ci hanno appestato nel mese scorso sembrano darci una tregua. Certo che l’asilo nido è pestilenziale. Il bimbo si ammala ogni settimana, non so nemmeno perchè cazzo pago ancora la retta visto che nell’ultimo mese l’unico servizio di cui abbiamo usufruito è stato quello di far ammalare il bambino che sarà stato al nido per nemmeno dieci giorni. Quel che è peggio, poi, che quelli che per lui sono tutto sommato piccoli malanni quando, puntualmente, li trasmette a me e Monica diventano quasi malattie mortali. Comunque adesso ho solo un po’ di mal di gola, che considerando che da una settimana ci sono 30 gradi mi sembra fuori dal mondo.
Intanto Wind continua a non darmi l’accesso ad internet ed è ormai un mese e mezzo. ma quel che mi fa più rabbia è il servizio clienti, non serve a niente, nemmeno a sfogarsi. A parte che non sono in grado di dire nulla sui tempi e i modi di risoluzione del problema (e su questo l’AGCOM dovrebbe, secondo me intervenire) ci sono degli operatori talmente paraculi che non riesci nemmeno a madarli a cagare. Una cosa è certa per quanto mi riguarda hanno perso un cliente e chiederò il risarcimento del danno qualora sia configurabile tale fattispecie ma, di questo, credo gli interessi poco; aspetto comunque il prossimo commerciale Wind in azienda :-)
Ieri pomeriggio, Monica mi ha spedito a comprare qualche merendina; sugli scaffali, insperabilmente, ho ritrovato le mitiche Girella e quale esponente della generazione dei girellari non ho potuto fare a meno di comprarle. Beh le ricordavo più grandi (o forse ero io più piccolo chissà) e comunque le ricordavo più buone. Ad ogni modo ho cercato se c’era Goldrake in televisione ma ho dovuto ripiegare su un DVD per passare un pomeriggio come nel 1980.

Quasi finito il ponte del 25 aprile, in attesa di quello del primo maggio mi attende l’inferno. L’idea era di divertirsi tutto il lungo week end ma come ho scritto il pupo malato ci ha costretti a casa, a parte proprio il giorno della Liberazione. Complice la bella giornata di sole ce ne siamo andati a fare un giro a Taranto, città dove ho vissuto i miei primi sei anni e dove non tornavo da tempo. Abbiamo fatto un giro nel corso principale pieno di gente nonostante fosse tutto chiuso. Un mare di punkabbestia come non se ne vedono nemmeno di sera alla stazione ma la cosa che mi ha colpito di più sono i marinai. Girando per Taranto da piccolo ricordo distintamente gruppi di marinai in libera uscita nemmeno fosse un film in bianco e nero degli anni sessanta; traumatico è stato vedere gruppi di donne in divisa girare per Taranto a guardare le vetrine :-) Poi c’era il V2Day di beppe Grillo ma a Taranto ho visto solo un banchetto, dove sedicenti comunisti in giacca e cravatta distribuivano un foglio con slogan presi dritti dritti dal ’68 e un enorme striscione incomprensibile, collegato certamente al movimento del comico genovese, mancavano solo le persone. Alla fine ci siamo presi un aperitivo che in realtà era un pranzo completo e siamo andati via. Sulla strada del ritorno volevamo passare dal mare e abbiamo seguito il navigatore che ci ha portato in un posto in aperta campagna (?!?) sulla strada avrò contato dieci antenne radio, un’antenna enorme della Rai, quattro gigantesche antenne paraboliche mimetizzate e un radar dell’ENAV. Alla fine ci siamo ritrovati quasi a Fasano e visto che c’era una fiera da quelle parti ci siamo fermati un’oretta anche per mangiare.

Non faccio in tempo a ricordare il vino al metanolo di una ventina di anni fa (vedi qui) che quasi profeticamente, dopo la bufala alla diossina, torna, proprio durante il Vinitaly, il vino adulterato(aspetto il titolo vino assasino al TG della sera) e naturalmente questo sarà un alto duro colpo per quel poco di considerazione che rimane per l’Italia all’estero ma tant’è. Ritornare con la mente al vino al metanolo ha scatenato in me tutta una serie di associazioni mentali strane. Non mi è venuto affatto in mente che gli avvelenamenti da vino al metanolo avvennero lo stesso anno di Chernobyl e dell’esplosione del Challenger ma stranamente mi sono tornati dei flashback della diretta di Vermicino di qualche anno prima e l’immagine distinta di un borsello. Si proprio quel ridicolo accessorio che spopolava fra gli uomini negli anni ’70. A ripensarci mi chiedo come diavolo facessero a girare con quei cosi. Oddio comodi sono comodi specialmente oggi che andiamo in giro con un telefonino, uno smart phone, una penna usb e altri ammenicoli, però che brutti!!! Ricordo che mio zio fighetto lo ostentava come status symbol, mio padre piuttosto che averne uno si sarebbe fatto uccidere.

Era più o meno il 1989, avevo circa 16 anni; i miei erano via, mio nonno viveva da noi dopo aver avuto un infarto e l’impianto di un pacemaker, lui come al solito si era addormentato in cucina con la testa sul tavolo guardando in TV pochi minuti del Maurizio Costanzo Show (quando si addormentava gli cadeva sempre la testa sul tavolo sbattendo anche rumorosamente ma non si svegliava, quando è morto pensavamo si fosse addormentato). Io nella mia stanza in penombra, tetra l’atmosfera, ero seduto alla mia scrivania, la stessa da dove scrivo ora, smanettavo davanti al C=64: cercavo, ricordo, di catturare un immagine da un videogioco ma non avevo azzeccato i colori. Stavo ascoltando Ophelia di Guccini dall’album Due Anni Dopo del 1970… poco fa la stavo cantando a mio figlio che rideva.

E’ tutta la sera che mi frulla in testa la sigla di Spazio 1999 cantata dagli Oliver Onions, quella che fa: c’è un mostro che distrugge tutte le astronavi, riduce in 1000 pezzi missili e robot… l’ho ascoltata stamattina insieme al pupo per calmarlo (aveva fame e sonno) su di lui ha funzionato bene ma io ne sono rimasto “colpito”. MI sono ricordato di quando, da piccolo, avrò avuto cinque-sei anni, guardavo le avventure di Maya in Spazio 1999; non delle mille volte che ho rivisto gli episodi negli anni, ma proprio dei pomeriggi passati insieme a mio padre a guardare la TV. Mi sono ricordato di quella volta che, a mio padre chiesi, cosa significasse “DANGER”, parola che avevo letto guardando una puntata del Grande Mazinga, e di mille altri episodi simili. Ora mi trovo io a fare il padre, il mio bimbo cresce ogni giorno che passa e non sono certo di essere all’altezza come lo è stato il mio vecchio. Oggi per la prima volta ha detto “papà”, o meglio qualcosa tipo mpa….pa…, non credo che si riferisse a me, ne che fosse un’espressione consapevole, magari voleva dire pappa (costa meno comprargli una tutina) ma tanto è bastato per saltare dalla gioia, specialmente perchè deve ancora articolare un qualcosa che somigli a “mamma”. Comunque è bello vederlo crescere e sarà ancora più bello insegnargli le cose, spero solo di non essere troppo vecchio.