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Ciò che però, invece, è eticamente inaccettabile è la scelta di far esibire un corpo svestito in uno spazio urbano frequentato dalle famiglie e dai bambini che di sabato sera si concedono un momento di relax e di riposo, passeggiando nel borgo antico. Innanzitutto, perché il senso del pudore esige il massimo rispetto ma soprattutto perché è intollerabile sfruttare il corpo di una donna per suscitare scandalo e provocare irrazionale stupore.

Questa la risposta dell’Arcidiocesi di Lecce allo spettacolo proposto dall’artista contemporaneo Franco Losvizzero con una ragazza, mascherata da coniglietta con il corpo dipinto di bianco, che ha attraversato nuda le vie del centro storico della città…  senso del pudore delle famiglie e sfruttamento del corpo della donna.

Al di là delle intenzioni dell’artista, che se è vero che ha portato questo spettacolo in giro in tanti musei di tutto il mondo è pure vero che non poteva non immaginare  la reazione della gente nel vedere una donna nuda dipinta di bianco in giro per strada in una città del sud italia,  rimane interessante analizzare la reazioni.

A gridare allo scandalo, infatti, non sono state le ragazze o le donne che, evidentemente,  non hanno ravvisato alcuno sfruttamento sessista, non sono stati di certo i giovani e gli adolescenti, che probabilmente non hanno mai guardato con tanta attenzione un opera d’arte e di certo non sono stati i bambini che, ovviamente, sono rimasti estasiati dal coniglio bianco dalle fattezze di una donna che, come in un immaginario paese delle meraviglie, passeggia insieme a loro nei vicoli della città; a rimanere “sconvolti”, “scandalizzati”, a gridare “vergogna!” fra la folla, come racconta  lo stesso Losvizzero, sono stati uomini oltre la cinquantina esemplari con una doppia moralità e portatori di pulsioni negative… lo stesso target insomma delle puttane di strada.

La verità è che una donna nuda che si esibisce in una performance teatrale come “Un coniglio alla mia tavola” non è uno spettacolo erotico, non può provocare alcun disordine morale alle famiglie, non è sfruttamento della donna, non è pornografia, ma solo la dimostrazione della bellezza che si contrappone alla visione imposta all’uomo timoroso di Dio che vede la natura foriera di tentazioni da cui un animo puro deve rifuggire salvo poi, anelarvi in segreto e scompostamente.

Un call center - notare l'ambiente colorato per cercare di mitigare il senso di alienazioneLa crisi e la disoccupazione hanno generato una nuova variante della specie umana l’homo vulturis telefonicus, in pratica una sottospecie di sciacallo che si nutre di attivazioni di contratti via telefono la cui principale occupazione è quella di abbindolare la gente (in particolare i più “ignoranti” e per questo più deboli) affibbiando loro contratti telefonici, energetici, pay tv ed altre cazzate generalmente superflue.

Oggi mi è arrivata la bolletta dell’Enel e di fronte alla mirabolante cifra di 270 euro ho deciso di superare la mia ben nota pigrizia per cercare un gestore del servizio energetico almeno un po’ più economico. Comincio, così, a girare per siti e a richiedere preventivi online.

Ad un certo punto mi richiama un call center.  Una ragazza con accento rumeno e che aveva dimenticato i congiuntivi alla frontiera comincia a raccontarmi i mirabolanti vantaggi del mio nuovo gestore di energia (1). Dopo aver parlato per cinque minuti comincia a chiedermi i dati per stipulare il contratto. Io le dico signora, mi scusi, io vorrei avere prima un preventivo. Silenzio. Dopo tre secondi riattacca come un disco rotto la solfa di prima. Comincio a spazientirmi. Signora io vorrei solo un preventivo, le dico i miei consumi del bimestre e lei mi dice quanto devo pagare. Silenzio, poi scuse improbabili che tirano in ballo l’autority e i costi fluttuanti del petrolio(???) e si ricomincia con la solita tiritera. Mi irrito visibilmente, anche perché avevo compilato, per tutti i gestori, un form “specifico” per la richiesta di preventivo. La ragazza rumena mi passa il suo “team leader”, una ragazza italiana ancora più idiota della scema ex-extra-comunitaria che ricomincia a spiegarmi le magnifiche tariffe del gestore, facendomi osservare che IO li avevo contattati per questo,  di fronte a questa palese cazzata la mia irritazione diventa incazzatura e riattacco il telefono prima di cominciare a bestemmiare in rumeno che tanto avevo fatto il corso nei cinque minuti precedenti.

Io lo so che non dovrei prendermela con questi ragazzi, che sono lì per lavorare e tante altre belle cose. Invece io mi incazzo proprio con loro, razza di sciacalli e parassiti che VOGLIONO estorcere l’adesione ad un contratto con mezzi al limite del fraudolento per guadagnare  una misera percentuale. Personalmente io non riuscirei a fare un lavoro nel quale, tornato a casa,  tocca confrontarsi con la propria coscienza per aver estorto a un vecchietto, che vive della pensione minima e che ha ancora un TV col tubo catodico in bianco e nero, l’assenso ad un contratto alla TV satellitare(2), proprio non ce la farei. Dunque se uno ha abbastanza pelo sullo stomaco da fare questo lercio e nauseante lavoro, non avrà mai la mia comprensione, personalmente ho molto più rispetto per un rapinatore di banche o per una qualsiasi puttana sulla statale che per un disgustoso circonventore di vecchiette che fa telemarketing outbound.

(1) non me ne frega un cazzo che la vostra energia sia prodotta con fonti rinnovabili, per quanto mi riguarda potete vendermi l’energia prodotta dalle centrali nucleari francesi come quella derivante dalle pedalate di bambini cinesi attaccati ad una dinamo, l’unica cosa che mi interessa è avere una bolletta più bassa.

(2) Nonostante abbia detto più volte al call center di Sky che a casa mia NON è possibile installare una parabola continuano a chiamarmi quattro volte al giorno (non per scherzo, davvero quattro e a orari stabiliti) per propormi il pacchetto calcio che fra l’altro nemmeno mi interessa. Ho dovuto installare un apposito filtro sul telefono per evitarmi la scocciatura.

Questo è il periodo delle pandemie cinematografiche, dopo “28 Days Later” è la volta di Blindness, per la regia di Fernando  Meirelles, altra pellicola con protagonista una bella epidemia quasi letale, basata, questa volta, sul romanzo dello scrittore portoghese José Saramago, Ensaio sobre a Cegueira che, purtroppo, non ho mai avuto modo di leggere.

Tutto comincia con una strada trafficata e un auto che improvvisamente si ferma bloccando la circolazione. L’autista sembra stare male, viene soccorso dagli altri automobilisti e racconta di essere diventato improvvisamente cieco, ma di una cecità strana, la vista non è scomparsa nella tenebra ma la sua retina sembra impressionata da una luce bianca e lattiginosa.

Quello che può sembrare un interessante caso clinico, però, non è altro che il paziente zero di un’epidemia sconosciuta di cecità che, in breve tempo, sembra diffondersi in tutto il mondo. L’epidemia, tuttavia, non è altro che un espediente narrativo per mostrare l’impatto sulla società di un elemento destabilizzante come la perdita quasi simultanea della vista.

Per tutto il film si assisterà ad un’involuzione sociale, ad un imbruttirsi dell’umanità dove in poche settimane torna a prevalere l’egoismo e la violenza, dove l’importante è la sopravvivenza e dove sono i più forti ad avere il sopravvento; tutto ciò viene raccontato attraverso gli occhi della moglie del medico che per primo ha visitato il paziente zero(nessun personaggio nella storia viene identificato per nome), l’unica persona, sembrerebbe, rimasta immune all’epidemia, una donna che da sola è costretta a reggere il peso di un’umanità in disfacimento e nello stesso tempo ad essere l’unica speranza di rinascita per un mondo sprofondato negli abissi dell’inferno. Una bellissima Julianne Moore che si adatta benissimo al ruolo di una donna che, nel corso della storia, cambia profondamente, anche fisicamente, ma che per tutto il tempo riesce a centralizzare su di se e attraverso la luce dei suoi occhi il ruolo di faro dell’umanità.

Ad un certo punto, come tutto è iniziato, tutto finisce. Il paziente zero, come l’aveva improvvisamente persa, così riacquista la vista alimentando la speranza che, pian piano, tutto torni alla “normalità”; immediatamente si avverte un clima più sollevato; il mondo, di nuovo, si ferma per aspettare, questa volta, che si riaccendino le luci. Si avverte il sollievo della moglie del medico, come se si fosse scaricata di un enorme fardello ma, nello stesso tempo, sembra quasi di intuire una sorta di delusione da parte della donna per non essere più al centro del mondo in bianco.

Film da vedere, se non altro è un pugno nello stomaco.

Mi sembra che la situazione non sia chiara. Come annunciato, pur controvoglia, il più grande statista degli ultimi cinque secoli si è dimesso. Nemmeno 24 ore e si ricomincia col solito carosello della politica da bar dello sport, con il video messaggio del Presidente del Consiglio uscente che sembrano i titoli di coda della VHS del ’94 e i tifosi di questo e quello schieramento che schiamazzano parlando di politica, come se avesse ancora importanza.

Signori, ribadisco, la democrazia in Italia è sospesa fino a data da destinarsi, qualcuno ha deciso che non ve la meritate, la colpa è tutta vostra. Quindi d’ora in poi non importa chi voterete, chi vincerà le elezioni, chi sarà al Governo, siete Prigionieri dello Spread. Si torna alla Prima Repubblica, quella in cui gli USA e la NATO vi portavano per mano. OK, magari questa volta sono la BCE e Goldman Sachs ad avere l’ultima parola, ma quello che è certo è che da domani le cose cambieranno e voi, vili che l’avete permesso, sarete finalmente contenti di non dover più sforzarvi a pensare. Le monetine a Berlusconi segnano uno spartiacque come quelle lanciate a Craxi nel ’92, si comincia con una tecnocrazia spinta e poi si tornerà ad una falsa democrazia come quella della DC contro PCI dove a vincere saranno sempre gli stessi.

Io, intanto, ho deciso di andare a ripetizioni di tedesco.

Da ieri sulla Terra siamo in sette miliardi! Ora le Filippine e l’India si stanno contendendo la paternità del settemiliardesimo nato, resta il fatto che siamo sei miliardi di individui di troppo.

Quando sento l’allarme per la crescita demografica zero in italia mi viene sempre da sorridere, che sia una dei pochi segnali d’intelligenza dell’italico popolo? Il fatto è che l’essere umano, in maniera, in un certo senso, artificiale, si trova all’apice della catena alimentare e questo è un problema: l’uomo non ha predatori e si può riprodurre in maniera indiscriminata. Questo vantaggio, purtroppo, doveva essere riservato ad una specie animale “intelligente” quale non si è dimostrata quella umana.

Il pianeta Terra, semplicemente, non ha le risorse sufficienti a sostenere nemmeno un quinto della popolazione mondiale con un tenore di vita simile a quello occidentale, certo possiamo pensare di modificare radicalmente tutti i modelli di produzione e consumo cercando di utilizzare la tecnologia per compensare il divario con l’attuale sistema produttivo; resta il fatto che siamo troppi e che, con tutti gli accorgimenti che possiamo escogitare, se dovessimo distribuire equamente le risorse non solo  saremmo tutti ben sotto la soglia di povertà (secondo le attuali definizioni) ma in pochi decenni consumeremmo le risorse energetiche e ambientali del pianeta (per conferma basta darsi una scorsa al Living Planet Report del WWF). Allarmismo il mio? No, mica sto dicendo che il mondo finirà domani, sto solo dando una giustificazione per il divario fra i paesi occidentali e quelli del terzo e del quarto mondo. E’ ovvio prima o poi le genti affamate si incazzeranno(come successo in Africa quest’anno) e prima o poi le cose dovranno seguire una rotta diversa (e l’attuale crisi economica è un sintomo di quello che avverrà) resta il fatto che l'”intelligenza”, quella caratteristica che ha portato l’uomo all’apice della catena alimentare non è stata sufficiente per imporgli una certa cautela demografica e questo finiremo per pagarlo democraticamente tutti in un modo o nell’altro.