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Il Senato ha appena approvato un legge bi-partisan ideata dal Senatore Levi(Pd), che vi si è dedicato per due anni(???), e promossa da Franco Asciutti (Pdl). In pratica le nuove norme limiteranno gli sconti sui libri al 15% salvo rarissime eccezioni. L’idea sarebbe quella di salvaguardare, in questo modo, le piccole librerie dalla concorrenza delle grosse catene che, per i forti volumi di vendita, possono praticare maggiori sconti.
Beh, è d’uopo qualche riflessione.
1) NON esistono più le piccole librerie. Non ve ne siete accorti? I libri da anni si vendono in edicola, al Centro Commerciale un po’ ovunque e la figura della libreria polverosa e straripante di volumi con il proprietario che sapeva consigliarti su qualunque cosa è quasi scomparsa! Le poche librerie sopravvissute si estingueranno insieme ai proprietari, si sono “settorizzate” o hanno diversificato l’attività diventando, alcune volte, dei meravigliosi centri di aggregazione culturale.
2) Come corollario del punto 1) questa legge nasce, evidentemente, per difendere i grandi dell’editoria (che hanno praticamente acquisito l’intera catena di distribuzione) dalla concorrenza della vendita on-line. L’avvento di Amazon in Italia ha praticamente sbaragliato la concorrenza; eh sì, chi sa leggere un libro, che non sia la raccolta delle barzellette di Totti, è tendenzialmente in grado di usare internet e una carta di credito e di fare i suoi acquisti on-line… oh mica l’ho soprannominata io, questa, la legge Anti-Amazon.
3) La legge Levi, mi sembra, vada contro una filosofia economica di tipo “liberista” di cui tutti i politici si riempiono la bocca e in ogni caso non tiene conto del mercato globale. Cosa impedisce, domani, ad Amazon di spostare l’intero catalogo di libri in italiano su Amazon.com e fatturare direttamente dagli Stati Uniti mantenendo i magazzini e la logistica in italia? Che fanno, dicono agli ISP di bloccare l’accesso ai siti di e-commerce stranieri come fanno per quelli di gioco d’azzardo… un po’ difficile.
4) L’editoria è in procinto di attraversare un momento di cambiamento epocale. Gli e-reader ormai sono sempre più leggeri, sofisticati ed economici. Gli e-book costano meno e sopratutto non occupano spazio sulla libreria. Certo i nostalgici, come lo sono io, preferiranno i libri di carta per un po’, ma c’era(c’è?) anche chi preferiva il vinile ai Cd e chi i Cd agli Mp3… ma ci ha pensato la selezione naturale. Questa legge non farà altro che spingere i siti di e-commerce a puntare ancora di più sugli e-book e Amazon a vendere il Kindle anche in Europa piazzando poi gli e-book senza nemmeno avere più dei magazzini fisici in italia. Chi proprio avrà bisogno del libro cartaceo se lo farà stampare dai servizi appositi che diventano ogni giorno più economici e accessibili.
5) Questa legge colpisce pesantemente i consumatori che, secondo le intenzioni, saranno costretti a spendere di più per avere accesso alla cultura contenuta in un libro ciò solo per tentare di salvare un settore che, come sta accadendo per le case discografiche, non accetta il cambiamento.

Beh che dire, per quanto mi riguarda già avevo ridotto di molto gli acquisti in libreria sostanzialmente per un paio di motivi. Non sopporto la commistione fra libri e dischi, tipica di tutte le librerie moderne, per quanto mi riguarda sono due media profondamente diversi e di difficile convivenza. Il vero motivo per cui non frequento più certi postacci, tuttavia, è un altro. Non sopporto la massa di pseudo-intellettuali da salotto che infestano quegli enormi centri commerciali travestiti da librerie con la loro insulsa aria saccente di superiorità mentre sorseggiano qualche schifoso intruglio omeopatico-vegano al bancone del bar… della libreria!!! Ad ogni modo, dopo questa legge, i miei acquisti letterari (che sono tanti), passeranno solo per le bancarelle dove si trovano delle autentiche chicche e se proprio sentirò la necessità di comprare un titolo in particolare lo farò ESCLUSIVAMENTE per il tramite di Amazon, IBS et similia. Un saluto al caro estinto.

 “Alimentazione e idratazione devono essere mantenute fino al termine della vita, ad eccezione del caso in cui le medesime risultino non più efficaci nel fornire al paziente i fattori nutrizionali necessari alle funzioni fisiologiche essenziali del corpo. Esse non possono formare oggetto di dichiarazione anticipata di trattamento”

“Gli orientamenti espressi dal soggetto nella sua dichiarazione anticipata di trattamento sono presi in considerazione dal medico curante che, sentito il fiduciario, annota nella cartella clinica le motivazioni per le quali ritiene di seguirle o meno”

Sopra sono riportati stralci degli articoli 3 e 7 della nuova legge sul “Testamento Biologico” approvata dalla Camera dei Deputati dopo una modifica al testo del Senato che è riuscita a peggiorare un disegno di legge già pessimo di suo. In pratica, secondo le ipotesi paventate dal DDL, in caso io mi trovi in una situazione per cui solo i trattamenti medici possano tenermi in vita, non solo non posso rinunciare ad alcuni specifici interventi (art.3) ma anche le pratiche a cui, per legge, posso preventivamente richiedere di astenermi devono essere sottoposte al vaglio del medico(art.7). In buona sostanza il testo del DDL prevede che in italia NON potrà essere consentito di stilare un testamento biologico.

Quello che è accaduto alla Camera è semplicemente vergognoso: il Legislatore, infatti, non solo entra prepotentemente nella sfera privata del cittadino togliendogli il diritto all’autodeterminazione e affidando il suo corpo alle decisioni precostituite di un manipolo di politici corrotti e ignoranti e di medici, magari, obiettori di coscienza, ma rinnega, volutamente, un principio sancito dalla Corte Costituzionale nel 2008 sui diritti fondamentali della persona aprendo apertamente un conflitto di poteri e facendo finta di dimenticare che il Legislatore ha dei limiti ben precisi nella scrittura delle leggi, limiti dettati dal diritto naturale.

Ovviamente quand’anche quest’aborto di legge dovesse essere approvata al Senato nella migliore delle ipotesi incentiverà i “viaggi dell’eutanasia” allo stesso modo con cui la legge 40/2004 incentivò i “viaggi dell’inseminazione artificiale”, nella peggiore rimarrà una legge inapplicata e inapplicabile se non altro per i costi spaventosi in capo alla comunità.

Va detto che, dopo la recente sbronza referendaria, come c’era da aspettarsi, non poteva non nascere un comitato per abrogare la legge (ancora non approvata) per via referendaria. Vorrei ricordare a lor signori il caso analogo della schifezza della legge 40 del 2004 in relazione al divieto, in Italia, delle pratiche di inseminazione artificiale eterologa; anche quella volta furono organizzati dei referendum miseramente falliti nel 2005.

Questi NON sono temi da portare a consultazione popolare perché 1) la gente non ci capisce un cazzo di scienza e vita 2) la gente non pensa di rimanere in coma attaccata ad un respiratore, ergo, non gliene fotte nulla 3) il referendum, come l’altra volta, avrebbe contro tutti i maledetti preti che da Bolzano a Lampedusa non perderebbero occasione per predicare la presenza di Satana nell’urna elettorale.

Da tempo immemore va girando in internet una bufala sugli stipendi dei parlamentari. La mail che circola da quando c’era ancora la Lira e che oggi è richiamata da blog e social network, riporta più o meno le seguenti cifre:

STIPENDIO Euro 19.150,00 AL MESE
STIPENDIO BASE circa Euro 9.980,00 al mese
PORTABORSE circa Euro 4.030,00 al mese (generalmente parente o familiare)
RIMBORSO SPESE AFFITTO circa Euro 2.900,00 al mese
INDENNITA’ DI CARICA (da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00)+

TELEFONO CELLULARE gratis
TESSERA DEL CINEMA gratis
TESSERA TEATRO gratis
TESSERA AUTOBUS – METROPOLITANA gratis
FRANCOBOLLI gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
PISCINE E PALESTRE gratis
FS gratis
AEREO DI STATO gratis
AMBASCIATE gratis
CLINICHE gratis
ASSICURAZIONE INFORTUNI gratis
ASSICURAZIONE MORTE gratis
AUTO BLU CON AUTISTA gratis
RISTORANTE gratis

In pratica un parlamentare, secondo questi dati, guadagnerebbe ben oltre ventimila euro al mese netti. Una bella cifra non c’è che dire, peccato che questi numeri non siano altro che una bufala, che se pure sbugiardata da più di 10 anni trova sempre dei boccaloni propensi a crederci. In verità il sito della Camera dei Deputati riporta dei numeri ben diversi, riassumendo:

STIPENDIO BASE circa Euro 5.486,58 al mese (all’ordo delle addizionali IRPEF)
DIARIA Euro 4.003,11 con una detrazione di Euro 206,58 per ogni giorno di assenza dalle votazioni
RIMBORSO SPESE PER IL RAPPOERTO FRA ELETTI ED ELETTORI Euro 3.690,00 euro
SPESI DI VIAGGIO Euro 4.190
TELEFONO CELLULARE Circa Euro 258,00 al mese (non viene fornito alcun terminale)TESSERA AUTOBUS – METROPOLITANA gratis
VIAGGI AEREO NAZIONALI gratis
CIRCOLAZIONE AUTOSTRADE gratis
FS gratis
ASSISTENZA SANITARIA I parlamentari versano Euro 526,66 per l’assistenza sanitaria
ACCANTONAMENTO ASSEGNO DI FINE MANDATO Euro 784,14
CONTRIBUTI PENSIONISTICI  Euro 1.006,51

Secondo i dati forniti dalla Camera dei Deputati, quindi, lo stipendio da parlamentare, tolte le detrazioni, si attesterebbe intorno ai quindicimila euro, una cifra per quanto alta sicuramente più realistica.

In questi giorni, mentre si sta preparando la nuova Legge Finanziaria “Lacrime & Sangue”, è tornato di moda il tormentone sulla riduzione degli stipendi dei politici e chiaramente i social network non hanno perso l’occasione per rilanciare la solita richiesta di diminuire stipendi a parlamentari, sindaci, assessori con innumerevoli fessi pronti a farsi portavoce di quella che assume tutti i connotati di una crociata dettata dall’invidia.

Parliamoci chiaro, abbattere i costi per gli stipendi dei politici potrebbe essere, forse, rinfrancante per lo spirito ma non sposta nemmeno di un decimale i problemi dell’Economia della nazione, anzi potrebbe anche avere ripercussioni sul PIL vista l’inevitabile riduzione delle spese per l’affitto della casa romana per la troia di turno :-)

Per come la vedo io, non mi fiderei mai di un politico che dichiarasse di fare il suo lavoro per spirito di servizio (di fatto ne abbiamo un esempio a Palazzo Chigi) e non ci vedo nulla di male se per fare un mestiere, certamente difficile e sicuramente pieno di responsabilità, come quello dell’Amministratore Pubblico una persona venga lautamente pagata; mi preoccuperei piuttosto del fatto che gli attuali politici siano inadeguati a ricoprire il proprio ruolo, non mi riferisco alle macchiette da avanspettacolo televisivo, ma ai numerosissimi anonimi parlamentari che in molto casi sono di un’ignoranza spaventosa(1). Mi preoccuperei, ancora di più, delle attività che consapevolmente o meno i politici mettono in moto in relazione alla gestione della cosa pubblica, operazioni che portano a decuplicare spesso i costi e che vengono attuate da decenni come facenti parte della normale etica politica. Invece è così facile attaccare gli stipendi, alti è vero, ma nemmeno poi tanto, tutto sommato. (2)

(1) Io penso che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato in un sistema dove gli amministratori siano tutti laureati in Scienze Politiche, Giurisprudenza ed Economia. Dove diavolo sono i tecnici, dove sono gli scienziati, gli ingegneri? Si continua a legiferare su questioni tecnologiche, scientifiche. Si parla di trasporti, di lavori pubblici, si cerca di regolamentare internet e nessuno ha la minima cognizione di causa su queste questioni. Per fare un controesempio, abbiamo avuto Lunardi per anni Ministro dei Lavori Pubblici. Tralasciando per un momento il suo credo politico, i suoi conflitti di interesse e alcune sue risibili dichiarazioni, Lunardi è un Ingegnere Civile Trasportista e mi è capitato di sentirlo controbattere alle solite cazzate sparate a raffica nei talk show con argomentazioni tecniche inconfutabili, (almeno dal povero coglione che aveva di fronte).

(2) Personalmente, se mi offrissero di fare il Parlamentare solo per lo stipendio di 15.000 euro al mese non accetterei. Il dover lavorare 24h al giorno, studiare questioni sempre nuove (perché costretto), dover cercare di mediare con tutti tutto il giorno, stare lontano dalla famiglia sia per una questione di spazio che per una questione di tempo non so se valgano tutti quei soldi… diversa e la questione della rendita a fine mandato e sopratutto dell’influenza in alcuni ambiti che spostano decisamente l’ago della bilancia.

Quando andavo in prima elementare, ormai più di trent’anni fa, c’era, nella mia classe, un bambino ripetente, un bambino, cioè che era stato bocciato l’anno prima. Un ripetente c’era anche quando ho fatto la seconda elementare in un’altra scuola e in un altra città e, nella mia seconda elementare, ricordo furono bocciati altri due bambini. Ai tempi dei miei genitori, poi, che un terzo della classe non fosse ammessa all’anno successivo era la regola. Oggi, invece, è notizia di prima pagina che una bambina di prima elementare, in provincia di Napoli, sia stata bocciata. I genitori della piccola hanno così deciso di ricorrere al TAR lamentando che la bimba non sia stata adeguatamente seguita con un’insegnante di sostegno, la scuola, dal canto suo, afferma che la bambina non avrebbe problemi cognitivi, che dunque non le spetterebbe alcun sostegno e che la bocciatura sarebbe servita a permetterle di recuperare le proprie carenze evitando così di procrastinare il problema agli anni successivi.

Entrare nel merito della questione, francamente, mi sembra poco interessante, non ci sono gli elementi per farlo e comunque è un problema poco rilevante e che riguarda una singola famiglia. La cosa invece che mi lascia perplesso è il fatto che la scuola sia ridotta così male che una bocciatura in prima elementare non solo diventa un articolo di prima pagina, su tutti i quotidiani nazionali, ma finisce anche per  intasare le aule dei tribunali.

Qui la Gelmini e le riforme della scuola passate e future non c’entrano, siamo di fronte ad un vero problema sociale. Saranno luoghi comuni, ma se io fossi stato bocciato in prima elementare avrei avuto dei seri problemi con i miei genitori, che anziché ricorrere al TAR, sarebbero ricorsi alle cinghiate.  Leggendo i giornali, invece, sembra che se un bimbo non ha le capacità per accedere ad un livello successivo di apprendimento la responsabilità sia degli insegnanti, sembra quasi  che i genitori siano scevri da colpe e che gli asini non esistano.  In verità gli insegnanti una responsabilità ce l’hanno ed è quella (vuoi per quieto vivere, vuoi perché, in fondo, con quello che guadagnano cosa glie ne frega di impelagarsi in ricorsi e contro-ricorsi) di NON bocciare gli asini come giustamente si faceva un tempo.

I risultati? Ragazzini di 14 anni che NON sanno leggere e scrivere e che hanno un vocabolario ridotto a 100 termini di cui 20 in slang; però, vuoi mettere, non hanno subito il trauma della bocciatura. Adesso hanno pure eliminato gli “esami” di quinta elementare, hai visto mai che bambini di 11 anni si sentano troppo responsabilizzati. Così alleviamo piccole stupide amebe che per imparare ad attraversare la strada da soli e a pulirsi il culo devono arrivare a prendere la patente. Ragazzini stupidi che credono che la lingua italiana sia lo slang romanesco delle trasmissioni del pomeriggio di Canale 5 che guardano, insieme alle loro mamme idiote, invece di fare i compiti.

Altro che censura, un tavor ci vorrebbe. Da mesi l’Autorità garante per le Telecomunicazioni ha lanciato una consultazione pubblica per scrivere un provvedimento per regolamentare il diritto di autore. Dopo il solito casino sui blog al momento del lancio della consultazione non si è sentito più nulla fino a oggi, quando la delibera è pronta ad entrare in vigore.

Subito è partito il nuovo meme “vogliono uccidere internet con la censura perché strumento di democrazia popolare”, meme che ovviamente ha fatto presa sulle deboli menti dell’internauta italiano ormai rimbambito da decenni di TV spazzatura. Un tempo si diceva che con le scuole chiuse e tanti bambocci annoiati in libera uscita, internet diventava invivibile, oggi internet è davvero specchio della realtà: ci sono troppi imbecilli tutto l’anno!

Cosa farebbe il provvedimento dell’AGCOM, in pratica? In buona sostanza i detentori del diritto d’autore potranno rivolgersi direttamente all’AGCOM chiedendo la rimozione dei contenuti che, senza passare dall’autorità giudiziaria, potrà ordinare agli ISP di provvedere. Questo sarebbe il grimaldello per distruggere la libertà digitale, per uccidere la internet italiana? Ma fatemi il piacere… in realtà questo è ancora una volta un goffo tentativo delle major di arginare il fenomeno dilagante della disaffezione degli utenti al loro modello di business fermo agli anni ’70, fenomeno che loro chiamano pirateria. Tutto ciò c’entra poco o nulla con la censura delle idee ma è solo il colpo di coda di un leviatano in via di estinzione perché non ha avuto il coraggio di evolvere.

Va da se che internet è stata concepita come uno strumento robusto che non può essere fermato con questi mezzucci se non altro perché tecnicamente inattuabili, non ci sono riusciti i cinesi con un assedio di stampo militare figurarsi qualche burocrate italiano con la sua collezione di VHS nell’armadio. C’è da dire, però, come accennavo prima, che non è detto che questa robustezza del mezzo sia definitivamente un bene: l’ha dimostrato l’ultimo referendum. A questo giro di consultazioni referendarie, infatti, gli errori del governo e l’utilizzo a senso unico degli strumenti offerti da internet hanno portato la gente, assuefatta a fare quello che dice la massa,  a votare SI senza sapere nemmeno perché. Se questa volta, tutto sommato, si trattava di questioni di poco conto, la prossima volta le campagne su internet potrebbero essere portate avanti da veri(non quelli dei master di Publitalia) esperti di marketing e comunicazione che potrebbero condizionare seriamente le scelte della gente rendendo la democrazia poco più che una barzelletta e non servirà a nulla, allora, condividere ridicoli link su Facebook.  Spero davvero che la lezione impartita dal referendum non sia stata recepita dai nostri governanti e che questi rimangano arroccati sui loro anacronistici  modelli di propaganda; se così non sarà, senza più una scuola a fare da contraltare alla cultura artificiale propugnata dai media non ci saranno difese ne vie di uscita.

P.S. questa mattina mi sono svegliato pessimista