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Oggi parliamo un po’ di cosplay. Quello del cosplay è un fenomeno nato in Giappone tra la fine degli anni settanta e i primi anni ottanta ed è la pratica di indossare il costume di un personaggio di un anime, di un manga, di un telefilm o comunque in qualche modo famoso e riconoscibile per i fans. Negli anni ’90 il fenomeno del cosplay è letteralmente esploso e, dal Giappone, ha cominciato a diffondersi nel resto del mondo arrivando anche in Italia dove, a partire dal famosissimo Lucca Comics dei primi anni ’90, le fiere di fumetti e videogames si sono moltiplicate portando con se il colore e la bellezza di tantissimi cosplay made in Italy.

 

Già in passato ho parlato di cosplay italiani presentando il cortometraggio di Daniele Spadoni Lupin The Third: The Origins con protagonisti Lupin 3rd e la sua Squadra un gruppo di ragazzi che impersonano magistralmente i personaggi degli anime dedicati a Lupin III.

 

Oggi però vorrei presentarvi una delle più brave, belle e simpatiche cosplayer italiane: Maya Takeuchi.

 

Maya è una cosplayer internazionale che vanta anche origini giapponesi, essendo sua nonna paterna originaria di Kyoto, e fin da bambina ha iniziato a interpretare personaggi di anime e videogames. Io, personalmente, l’ho conosciuta nella sua interpretazione di Ada Wong, la mitica eroina della saga di videogiochi della Capcom, Resident Evil. L’interpretazione di Ada Wong da parte di Maya è impressionante: non ci credete?

Maya - Ada Wong

 

Incredibile la somiglianza vero? Ma Maya Takeuchi non è una semplice cosplayer lei non si limita a copiare le pose del personaggio che ricopre, Maya ne dà un’interpretazione del tutto personale e prova ne è la fantastica Ada Wong in bikini che tanto successo sta avendo sul web e persino nella pagina Facebook di Ucronìa.it.

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Torniamo indietro di 30 anni, siamo nel 1984,  il mondo sta ancora vivendo l’incubo della Guerra Fredda e, nelle sale, esce  Nightmare – Dal profondo della notte (A Nightmare on Elm Street) il primo di una serie di film horror con protagonista Freddy Krueger. 

nightmare

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Zak McKracken

Oggi parliamo di videogames, della storia dei videogames. Nel 1988 esce per la Lucafilm Games uno dei giochi in assoluto più belli di tutti i tempi: Zak McKracken and the Alien Mindbenders.

Zak McKracken è un’avventura grafica realizzata originariamente per il Commodore 64 e immediatamente dopo convertita per Amiga, Atari ST e PC.

 

Zak, un giornalista frustrato impiegato per il National Inquisitor,  un tabloid, da quattro soldi; quando il capo redattore gli commissiona l’ennesimo articolo su scoiattoli a due teste e UFO il povero Zak torna a casa depresso e si mette a letto. Da qui inizierà la sua straordinaria avventura; un sogno rilevatore aprirà, infatti,  a Zak le porte sugli intrighi di una razza aliena che sta utilizzando la rete telefonica per rendere stupida la popolazione terrestre al fine di conquistare il pianeta.

Zak capisce che deve fermarli e per farlo dovrà affrontare una rischiosa impresa che lo porterà in Egitto, in Perù, a Stonehnge, su Atlantide e nello spazio fin su Marte, tutto ciò in compagnia e con l’aiuto di Annie Larris, Melissa China e Leslie Bennett, tre studentesse di Yale

 

Il gioco è stato ideato da David Fox insieme a  Matthew Kane ed è molto diverso da tutto quello che si può trovare oggi in commercio. Certo la realizzazione grafica non è quella a cui siete abituati, il gioco per PC utilizzava l’allora avveneristica, per i computer IBM-Compatibili, scheda grafica EGA con ben 16 (sedici) colori, ma sono passati 25 anni e oggi non esistono praticamente più avventure grafiche come quelle della Lucasfilm dell’epoca.

 

Zak McKracken (come Maniac Mension prima di lui) era un gioco non lineare; non c’è, come accade oggi, una storia che accompagna il giocatore, come in un lungo film, attraverso un susseguirsi di enigmi che spesso sembrano più funzionali a narrare un racconto che a rendere la vita difficile al giocatore. Zak McKracken gira per il mondo alla ricerca di indizi da mettere insieme per poter salvare la razza umana e nel fare questo nulla impedisce che lui o le sue compagne possano morire nel tentativo, terminando il gioco, o possano rimanere bloccati senza via d’uscita; questo rende il gioco magari più frustrante ma sicuramente più divertente.

 

E’ di questi giorni l’annuncio che la Disney, dopo l’acquisizione per 4 miliardi di dollari della Lucafilm, ha deciso di dismettere il ramo Lucasarts (ex Lucasfilm games). In effetti è dalla fine degli anni ’90 che la Lucasart non produce più videogames degni di nota (mi pare fosse in progetto l’ennesimo videogioco su Star Wars), è comunque triste pensare che un pezzo di storia dei videogames finisca così.

Alla Lucasarts e alle sue avventure grafiche, oltre ad ore di grande divertimento, devo la mia (comunque scarsa) conoscenza della lingua inglese, all’epoca quei titoli li trovavo solo in lingua originale e mi ricordo che ci giocavo col vocabolarietto vicino alla tastiera (no cari, non ‘cera Google Translate, non c’era Google e non c’era nemmeno il World Wide Web)

 

Vi lascio con l’intro del gioco ancora oggi utilizzabile grazie a ScummVM anche con Windows 8

 

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