Dopo l’ennesimo fallimento dell’Governo del Cambiamento, nella persona del Ministro del Lavoro, praticamente un’antimonìa vivente, circa il riconoscimento di uno straccio di tutela ai così detti riders; questi ultimi cercano di rivendicare i propri diritti e per farlo usano quello che hanno, praticamente niente.

Ma partiamo dall’inizio, cosa sono i riders? Un tempo c’era il fattorino della pizza, il ragazzo della pizzeria che te la portava a casa ancora calda; nell’era degli smartphone e della connessione globale, vuoi che non ci sia una multinazionale pronta a vederci l’occasione di strutturare il servizio rendendolo più economico per esercente e cliente finale, naturalmente lucrandoci sopra a spese del lavoratore? Nascono così Just Eat, Foodora, Deliveroo e tante altre società, più o meno grandi, più o meno specializzate che usano ragazzi in bici e in scooter per consegnare le pizze, il sushi, il cibo cinese, le medicine, la spesa del supermercato, direttamente a casa nostra e pagando i fattorini un po’ meno che una miseria.

Tutto bene? Insomma, tutto ciò andrebbe bene se i lavoratori in questione fossero ragazzini che arrotondano la paghetta per pagarsi lo spritz il venerdì sera, ma siamo in Italia e quello che nasce come un lavoro ultraprecario comincia ad essere svolto da padri di famiglia che come titolo di studio hanno, forse, il patentino per il motorino; gente che comincia a rivendicare (anche giustamente dal loro ristretto punto di vista) diritti da CCNL a tempo indeterminato, ottenendo in ciò anche l’attenzione della politica, sempre pronta a dispensare promesse elettorali ma che dovrebbe ben sapere di non poter cavare un ragno dal buco da una situazione figlia del libero mercato. I riders, delusi, danno il via, così, a diverse iniziative di protesta fino a rendere noti i nomi dei vip che non gli lasciano la mancia, accompagnando tali pubblicazioni da frasi quasi intimidatorie (sappiamo dove vivete, cosa mangiate…) e a minacciare improbabili scioperi il 1 maggio, passando così immediatamente dalla parte del torto (come se già non lo fossero abbastanza).

In tutto questo io però una cosa vorrei farla notare, al di là della intrinseca stupidità del gesto di fare i nomi di chi non ti offre la mancia, è proprio quella di usare la mancata mancia come simbolo di una rivendicazione sindacale una gigantesca, sesquipedale, cazzata. La mancia (obbligatoria) è uno strumento istituzionalizzato in USA per consentire al lavoratore di pagare meno i dipendenti, il cui salario deriva per oltre il 50% da tali regalie ed è una forma di meritocrazia in salsa ultracapitalistica per premiare a costo zero quelli che ti fanno guadagnare di più, in pratica i riders italiani più che rivendicare un diritto stanno difendendo i loro aguzzini; beh penso che, a questo punto, dovrò proprio evitare di dare la mancia al fattorino, lo faccio per lui.