Amanda Tapping, nella parte del Maggiore Samantha Carter, ha rappresentato negli anni 2000 l’icona della fantascienza televisiva al femminile. Il suo ruolo per dieci stagioni in Stargate SG-1 e successivamente nelle ultime due stagioni di Stargate Atlantis ci ha accompagnato per oltre dieci anni in una delle più belle saghe fantascientifiche televisive di tutti i tempi.

 

Oggi, l’attrice canadese di origine britannica, pur superati i 45 anni, rimane una donna bellissima; dal 2004 vive con suo marito Alan Kovacs a Vancouver e ha una figlia, Olivia, nata nel 2005.  Dal 2007,  come Helen Magnus, è protagonista  della serie TV fantasy Sanctuary scritta da Damian Kindler, autore anche di Stargate.

 

Di seguito una nutrita galleria fotografica della stupenda Amanda.

 

Ieri sera guardavo un episodio di Fringe sugli esperimenti esoterico-scientifici dei nazisti e, come sempre, ogni volta che penso alle atrocità perpetrate da Terzo Reich mi è tornata in mente la serie TV “Gli Eroi di Hogan”.

 

“Gli Eroi di Hogan” (Hogan’s  Heroes)è una sit-com made in USA trasmessa dalla CBS fra il 1965 e il 1971 per ben 6 stagioni e 168 episodi complessivi e che ha avuto un discreto riscontro sulle TV locali anche da noi a partire dagli anni ’80. Ancora oggi, facendo zapping in quel che resta della TV analogica, non è raro imbattersi in qualche episodio di questa intelligentissima serie televisiva.

 

LA SERIE

 

“Gli Eroi di Hogan” è ambientata in un campo di concentramento nazista, lo Stalag 13, in piena  Seconda Guerra Mondiale e i principali protagonisti delle storie sono proprio i “prigionieri di guerra” ospiti di questo campo e coordinati dal più alto in grado fra loro, il colonnello della U.S.Air Force, Robert Hogan (Bob Crane).

 

Lo Stalag 13, dove sono rinchiusi il colonnello Hogan e gli altri soldati alleati è comandato dall’incapace colonnello della Wehrmacht,  Oberst Wilhelm Klink(Werner Klemperer), che ne ha fatto il miglior campo di concentramento di tutta la Germania  da cui non è mai stata registrata un’evasione.

In realtà lo Stalag 13, con la sua rete di tunnel sotterranei, è di fatto un avamposto alleato nel cuore della Germania Nazista, sia a causa della totale incapacità del Colonnello Klink e dei suoi uomini di controllare i prigionieri, sia grazie alle straordinarie capacità degli Eroi di Hogan che utilizzano lo Stalag 13 come base da cui far partire missioni segrete e di appoggio alla Resistenza, custodendo persino degli apparati ricetrasmittenti con cui comunicare con Mamma Orsa, nome in codice del Comando Strategico britannico in Gran Bretagna.

 

“Gli Eroi di Hogan” è una serie comica dai toni surreali: i soldati tedeschi non vengono presentati come aguzzini ma come delle simpatiche canaglie, il buon sergente maggiore Hans Schultz(John Banner), ad esempio, è un simpatico grassone la cui frase più ricorrente è “io non ho visto niente” detta mentre, magari, il Colonnello Hogan si prepara un caffè utilizzando una miscela arabica importata dal Brasile.

Lo stesso Colonnello Klink, è sempre disposto a chiudere un occhio sulle malefatte di Hogan e ha come unico obiettivo quello di mantenere il primato di comandante del miglior campo di concentramento tedesco, il suo motto è  “Nessuno è mai riuscito a scappare dal Campo 13”  e la cosa importante, per lui, è di evitare di contrariare i superiori,cercando di evitare il “Fronte Russo“, in attesa della promozione a generale che aspetta da decenni.

Insomma lo Stalag 13 a volte sembra davvero un villaggio vacanze e per Hogan e i suoi uomini manca soltanto la vasca idromassaggio.  E’ interessante anche osservare come nella serie vengono rappresentati i soldati alleati delle varie nazionalità. Il telefilm è infatti infarcito dei classici stereotipi made in USA su francesi e inglesi mentre pecca di un’eccessiva benevolenza nei confronti dei soldati yankee.

 

Forse ridere di un periodo storico buio come quelle delle persecuzioni naziste ai prigionieri di guerra non è del tutto politically correct, e la serie, che dipinge i tedeschi come degli idioti totali e gli americani come geni della strategia, mostra una realtà leggermente parziale, “Gli Eroi di Hogan” rimane, tuttavia,  una delle sit-com più divertenti degli anni ’70-’80 ed è capace di strapparmi una risata anche oggi dopo trent’anni.

 

Mentre tornavo a casa mi sono ricordato dei pomeriggi, durante la preparazione degli esami di maturità quando, invece di studiare guardavo in TV T.J.Hooker. Così ho pensato di allietare la serata con una galleria su una delle più belle donne mai apparse in TV: Heather Locklear.

 

Io l’ho conosciuta, come ho detto, nel ruolo di Stacy Sheridan in T.J.Hooker, la serie con William Shatner prodotta da Aaroon Spelling.

In effetti il sodalizio con Spelling ha fatto la fortuna della Locklear che grazie a lui ha avuto la parte di Sammy Jo Carrington in Dynasty ma, sopratutto, la parte di Amanda Woodward in Melrose Place.

 

Oggi Heather ha più di cinquant’anni ma preferisco ricordarla come quando di anni ne aveva poco più di venti. Non si accettano provocazioni sui capelli ;-)

 

 

Eccomi qui a parlare dell’ultima fiamma, è il caso di dirlo, del Dottore, come quale Dottore? Ho capito cercavi le tettone e devi esserti perso.

 

Dicevo eccomi a parlare dell’ultima compagna di viaggio di Doctor Who a partire dalla quinta stagione:  Amelia Jessica “Amy” Pond. Il Dottore incontra Amelia da bambina, subito dopo l’undicesima rigenerazione, le promette di ritornare in cinque minuti, ma il Tardis, a volte, si sa… così il Dottore ritorna sì, ma dopo dodici anni, giusto in tempo per farsi aiutare dalla ventunenne Amy a salvare la Terra dagli ataraxi e andare via solo per tornare di nuovo dopo due anni ed invitarla a viaggiare con lui.

 

Beh, dopo la parentesi di Donna Noble, Amy è esteticamente uno spettacolo per la vista anche se, forse, Karen Gillan, la bellissima rossa scozzese venticinquenne che interpreta la compagna del Dottore, non è sempre all’altezza del ruolo. Comunque se vi piacciono le rosse e volete la conferma che, sotto il regno di Elisabetta II, le donne si truccano male e si vestono peggio, non perdetevi questa galleria.

 

Si fanno sempre più insistenti le voci di un remake di U.F.O.  S.H.A.D.O.  la bellissima serie inglese degli anni ’70 targata Gerry & Sylvia Anderson. Pare che la rivisitazione cinematografica potrebbe vedere la luce nel 2013 con la regia dello stesso Gerry Anderson.

Nell’attesa di andare al cinema e nella speranza di spendere bene i soldi del biglietto, voglio ricordare brevemente la storia. Siamo nel 1980, la Terra è sotto attacco da parte di misteriosi alieni intenzionati a depredare corpi umani da usare come “parti di ricambio”. Per fronteggiare la minaccia, viene istituita una organizzazione militare segreta, la S.H.A.D.O. (Supreme Headquarters Alien Defence Organisation) attrezzata con le armi più sofisticate e in grado di contrastare la tecnologia aliene. La S.H.A.D.O.  e il suo comandante, Straker, oltre ad avere a disposizione mezzi avanzatissimi: intercettori spaziali dotati di armi nucleari(Interceptor), sottomarini (SkyDiver), aerei (SkyOne), blindati(Shado Mobile), dispone di un satellite di sorveglianza SID (Space Intruder Detector) e persino di una base lunare (Base Luna), nel Mare Imbrium sul nostro satellite.

Come fare a raggiungere Base Luna dalla Terra senza sopportare i costi elevatissimi del lancio di un vettore tradizionale? Semplice: con il Lunar Carrier(foto sopra), un grosso aeromobile VTOL che decolla dalle basi SHADO per sganciare il Modulo Lunare nella parte alta dell’atmosfera, inserendolo così in orbita.

Non so se Paul Allen, co-fondatore di Microsoft, abbia mai visto UFO  S.H.A.D.O. né quanto questo possa averlo influenzato nelle sue scelte, pare, tuttavia, che abbia intenzione di costruire, insieme a Burt Rutan, un enorme aereo in grado di lanciare nello spazio una navicella per il trasporto di persone e merci, colmando, con essa, il vuoto lasciato dal compianto programma Space Shuttle.

L’aereo che sarà spinto da 6 motori di Jumbo Jet, avrà un’apertura alare di 117 metri e peserà 544.000 Kg, trasporterà un razzo costruito da SpaceX, una società specializzata nel campo dei trasporti aerospaziali fondata da Elon Musk (che ha contribuito alla nascita Paypal). Allen non è nuovo ad imprese del genere. Già nel 2004 aveva realizzato il progetto sperimentale SpaceShipOne , una sorta di velivolo sub-orbitale che ha ottenuto grandi risultati.

Personalmente non credo che l’idea dello Stratolaunch-System avrà il successo sperato ed è interessante notare quante iniziative stiano nascendo dopo la chiusura del programma Space Shuttle; però leggere sul Corriere.it di un “nerd” miliardario che vuole conquistare lo spazio (Allen, fra le altre cose ha fatto una grossa donazione al Seti Institute, il centro per l’analisi delle onde radio alla ricerca di messaggi extraterrestri, voluto da Carl Sagan) utilizzando la tecnologia di uno dei più bei telefilm di science fiction degli anni ’70 mi risolleva la giornata.