Ho sempre desiderato vedere l’adattamento live action di uno dei cicli letterari che più mi hanno affascinato da ragazzino, il ciclo di Barsoom di  Edgar Rice Burroughs. Quando è stato annunciato dalla Disney l’adattamento cinematografico delle avventure di John Carter e dopo l’uscita della pellicola a marzo, tuttavia, se da un lato sono stato felicissimo,  ho rimandato la visione del film nel timore di vedere rovinato il piacere del ricordo di un grande racconto avventuroso associato ad un periodo felice della mia vita.  Ad ogni modo ieri sera io e Monica ci siamo finalmente approcciati alla visione di John Carter e volendo anticipare il giudizio posso dire, semplicemente, che è un film onesto; ma andiamo con ordine.

LA STORIA

Per chi non conosce il lavoro di   Burroughs riassumo la storia di John Carter raccontata in una quindicina fra romanzi e racconti. Il primo libro, Sotto le Lune di Marte, ci presenta il Capitano John Carter attraverso la lettura delle sue memorie lasciate al nipote. Carter è un ex ufficiale della cavalleria sudista che dopo la Guerra di Seccessione  va alla ricerca di fortuna come cercatore d’oro; tentando di fuggire da un gruppo di indiani finisce per rifugiarsi in una caverna da dove viene misteriosamente trasportato sul pianeta Marte, Barsoom. Su Marte, Carter viene subito fatto prigioniero da una razza di giganti a sei zampe alti tre metri chiamata uomini verdi e appartenenti alla tribù di Thark. In poco tempo Carter si guadagna la fiducia degli uomini verdi ma rimane  prigioniero insieme ad una donna della razza degli uomini rossi, marziani più simili agli esseri umani, e di cui  si innamora, ricambiato, ancora prima di scoprire che la femmina altri non è se non la  principessa della città Helium, Dejah Thoris.

Naturalmente in breve tempo Carter e  Dejah Thoris riescono a scappare solo per finire nuovamente prigionieri, la principessa degli uomini rossi della città di Zodanga e Carter dell’orda dei Warhoon uomini verdi molto più barbari. Carter, ovviamente, riuscirà a fuggire da questa nuova tribù di uomini verdi e si dirigerà a Zodanga per salvare la sua principessa.

Da qui cominciano le avventure di un terrestre, che su Marte trova una nuova casa, una nuova vita  e sarà destinato a cambiare i costumi e la civiltà di un pianeta morente.

Il bello del ciclo di Barsoom  non è tanto la storia, per quanto si possa considerare uno dei capostipiti del pulp avventuroso e della science fiction, quanto le ambientazioni esotiche e la rappresentazione della civiltà marziana. Nonostante il romanzo non spieghi (e come potrebbe siamo all’inizio del ‘900) nulla di come Carter sia giunto su Marte il lettore è subito disposto ad abbandonare la realtà per immergersi, senza farsi troppe domande, nelle avventure di un terrestre che su Marte, grazie alla diversa gravità acquisisce quasi dei superpoteri.

IL FILM

Il film, diretto da Andrew Stanton, con un buon  Taylor Kitsch nei panni di John Carter, riprende le storie del primo romanzo e le ripropone sullo schermo adattandole  e cercando di dare qualche spiegazione in più senza, tuttavia, eccedere troppo in inutili, in questo caso, tecnicismi. Nonostante alcuni elementi in più rispetto al rimanzo e qualche difetto nella sceneggiatura, il film rispetta   le prime avventure di John Carter, terrestre catapultato su Marte alle prese con  orde barbariche e terribili creature ma sopratutto, nonostante tutto nel film sia abbastanza scontato, il susseguirsi frenetico degli eventi lascia lo spettatore col fiato sospeso mentre John Carter salta come una cavalletta da una parte all’altra di Barsoom  salvando principesse discinte e affondando la lama in mostri giganteschi e dal sangue blu. Gli uomini verdi, in particolare, sono molto ben caratterizzati; il modo in cui la loro cultura è presentata allo spettatore e la computer graphic che li anima li rende tutt’altro che alieni, quasi ti aspetti di trovarli alla fermata del bus.

In definitiva, dunque, John Carter è un buon film sia per chi ha amato i romanzi di Burroughs sia per chi, magari più giovane, è totalmente a digiuno delle storie di Barsoom e, in generale, di romanzetti di avventura pulp. Per questi ultimi voglio dire che nel film potrete trovare tante situazioni e ambientazioni “già viste”: beh sappiate che non è stato Stanton a rubarle da qualche parte ma che c’era tutto nella letteratura pulp dei primi del ‘900.

 

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.