Leggo un articolo su Repubblica sui vari modi di risparmiare in tempo di crisi. Secondo uno studio di Greenplanet un bambino italiano consuma in media dai 4500 a 6000 pannolini l’anno (da 12 a 16 al giorno, mah!) per un costo che va dai 1500 ai 2000 euro l’anno (anche fossero 6000, io li pago 0,18, quindi poco più di 1000 euro, ri-mah!). Secondo la ricerca, infine, utilizzando i pannolini lavabili, si avrebbe un risparmio triennale di circa 1000 euro.
Mia madre nel lontano 1973 utilizzava proprio questo sistema “new age”, ma solo perchè non erano poi così diffusi i pannolini usa e getta; certo non c’erano i pannolini di canapa e bambù che fanno tanto fighetta radical chic, ma quando mi vede cambiare il pupo in 30 secondi netti usando creme e salviettine di certo non ricorda con dolcezza i tempi in cui mi dimenavo mentre fra borotalco e panni di stoffa cercava di cambiarmi e di sicuro non è legato all’amore il suo ricordo di quando quei panni SPORCHI doveva lavarli, specie quando mi vede gettare il pacchettino del pannolino usato nell’apposito cestino.
Leggendo l’articolo quindi l’unica cosa che mi viene in mente è “mavaffanculo”, di sicuro se certe mamme avessero altro da fare nella vita oltre che lamentarsi al bar con le amiche di quanta fatica gli costi il pupo, subito dopo averlo accompagnato al nido o, peggio, dalla nonna dietro l’angolo e rigorosamente a bordo del SUV di famiglia, non starebbero a menarsela tanto cercando di salvare l’ambiente dai pericolosi pannolini difficilmente biodegradabili.

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