In questi giorni si parla tanto di redditometro, uno strumento statistico/matematico, messo a punto dall’Agenzia delle Entrate, che scandagliano le voci di spesa degli italiani(già disponibili nei database della Pubblica Amministrazione) e confrontandole con le dichiarazioni dei redditi è in grado di indicare la probabilità di evasione fiscale e indirizzare in questo modo i controlli.
Ovviamente, in italia, uno strumento del genere non poteva che generare polemiche; ma come, noi poveri indignados, mentre la casta guadagna decine di migliaia di euro al mese non possiamo permetterci di avere nemmeno un misero cagnolino che il fisco deve venirci a fare le pulci? Signori, mi dispiace ma devo darvi una notizia, avere un cane in casa, un’automobile, uno scooter, potersi permettere una vacanza NON è essere poveri e mi pare che sia ora che qualcuno definisca cosa si intende per povertà. Povero, per come la vedo io, non è quello che non arriva a fine mese ma quello che non ci arriva dopo aver tagliato dalle spese tutto, ma tutto il superfluo; un povero è colui che non può leggere queste cazzate perché non ha un PC e una connessione a internet, non ha un cellulare e nemmeno il telefono in casa. Non si può continuare a porre l’asticella della povertà dieci centimetri oltre quello che ci possiamo permettere.
Detto questo il redditometro non è moralista, non si pone il problema di quanto sia tenera quella stupida palla di pelo; il redditometro segnala soltanto che il tuo reddito non è compatibile con il possesso di una bestia, poi toccherà a te spiegare alla Guardia di Finanza che questo mese non hai dato da mangiare ai tuoi figli perché hai dovuto spendere 200 euro di veterinario anche se ho il sospetto che non ci crederanno. Ma come non eravate tutti per la lotta all’evasione fiscale?

Tornando ai poveri indignados volevo segnalare dal Corriere.it

Migliaia di persone in coda fin dalle prime ore della mattina. Un caos in tutto il quadrante Nordest di Roma, vetrine in frantumi, liti tra automobilisti, 250 agenti della municipale in campo e arrivano pure i blindati dei carabinieri. Tutto per l’apertura di un centro commerciale che offre a prezzi scontatissimi televisioni, cellulari e aggeggi di elettronica varia. Un caos in pieno giorno lavorativo…

in pratica centinaia di persone hanno dormito in un sacco a pelo per riuscire ad accaparrarsi un iPhone a 299 euro, ecco a voi la nuova povertà.

Algeri 2011 – oppositori al regime
 Tunisi 2011 – oppositori al regime
 Il Cairo 2011 – oppositori al regime
 Libia 2011 – patrioti
 Roma 2011 – black block

Nascita di Gesù a Betlemme
Mt 1:18-25 (Mi 5:1-2; Is 7:14; 9:5) Gv 1:14
In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto, che ordinava il censimento di tutto l’impero. Questo fu il primo censimento fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città.
Dalla Galilea, dalla città di Nazaret, anche Giuseppe salì in Giudea, alla città di Davide chiamata Betlemme, perché era della casa e famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.

Certo che un tempo il censimento era un bel casino, se capitava il periodo sbagliato si finiva per partorire in una grotta al freddo e al gelo. In questo tempo, per fortuna, non è più così e Giuseppe può inserire il suo codice fiscale e compilare il questionario on-line mentre attende l’uscita  di Maria dalla sala parto.

Oggi, anche io, ho perso impiegato 15 minuti della mia vita a compilare il questionario del 15esimo Censimento Generale della Popolazione e delle Abitazioni 2011; sinceramente mi è sembrata un’occasione persa da parte dell’ISTAT, se da un lato molte risposte erano già disponibili negli archivi anagrafici da dove avrebbero potuto essere più agevolmente e con maggior precisione estrapolate dall’altro mancavano tutta una serie di domande sulle abitudini degli italiani. Per il nostro paese, nel prossimo futuro, sarà indispensabile pianificare un progetto armonico riguardo la mobilità dei cittadini e questa sarebbe stata l’occasione giusta per raccogliere quei dati fondamentali sulla domanda di mobilità che oggi le aziende di trasporto NON hanno e faticano a reperire, stessa cosa per quanto riguarda il digital-divide. Sinceramente a me è capitato il questionario “breve”, pare che esista anche una versione “lunga” e non so se questa abbia una maggiore penetrazione all’interno delle abitudini degli italiani ma, francamente, penso che alcuni quesiti avrebbero dovuto essere rivolti a tutti.

Un cenno riguardo al problema di rallentamenti e blocchi i primi giorni di compilazione del questionario on line. Tutti i giornali hanno riportato la notizia del “crollo” del “cervellone” dell’ISTAT come di una cosa ridicola, da terzo mondo, ecc… Ma dico io, è mai possibile che gli italiani sono così italioti che devono compilare il questionario il primo giorno della sua messa on line e pensate che i “tecnici” dell’ISTAT siano tutti dei poveri cretini e che non abbiano saputo dimensionare il sistema? Ma per favore, io sono stra-sicuro, che l’analista che ha curato il sistema abbia messo per iscritto che dopo un certo numero di connessioni KABOOM! Sono altrettanto certo che lo stesso analista abbia parlato coi responsabili del progetto dicendo loro signori il sistema è dimensionato bene, tuttavia dal momento che gli italiani sono degli imbecilli, non ho dati certi anche se lavoro per l’ISTAT, è possibile che si connetteranno tutti il primo giorno mandando tutto a puttane: se volete dimensionare il tutto per un picco che potrebbe verificarsi ci vogliono altri X euro. Il responsabile del progetto, che in vita sua ha già avuto a che fare con gli analisti di sistema, ha pensato, fra se e se, OK di solito questi analisti buttano sempre  la mani avanti e il casino succede una volta su dieci, se anche capita chi se ne frega lo gestiremo, intanto risparmiamo quei soldi. Dopo di che avrà scritto al suo responsabile che, nell’improbabile caso di un picco di connessioni potrebbe capitare un blocco dei sistemi ma la cosa farà risparmiare X euro e via edulcorando la realtà fino al ministro di riferimento. Ora vi chiederete chi ha sbagliato? Nessuno (a parte gli italioti), è stupido dimensionare un sistema informatico NON critico in previsione di picchi che si verificheranno in un tempo par a 1/60 del suo funzionamento, si sarebbe solo dovuto organizzare una contromossa mediatica nel caso si fosse verificato un casino del genere, cosa che come al solito non è stata fatta. Comunque, a parte questo, l’applicativo era fatto benissimo , era a prova di imbecille e per compilarlo ci sono voluti davvero pochi minuti.

P.S. Oggi al centro commerciale ho visto delle hostess per il censimento (le censimentine?) non ho capito la loro utilità ma non mi sono avvicinato a chiedere per non perdere tempo e sopratutto perché erano cesse.

 

Su un DEC PDP-11, con sistema operativo UNIX, intorno alla metà degli anni settanta, nacque il C, il linguaggio di programmazione capostipite di tutti i moderni ambienti di sviluppo (argh!) software. Il C è il risultato di un processo di evoluzione che parte dal BCBL sviluppato da Martin Richards, passa per la nascita del linguaggio B a cura di Ken Thompson per arrivare al C grazie a Dennis MacAlistair Ritchie. E’ proprio di dmr che voglio parlare. Ieri, infatti, all’età di 70 anni, si è spento  Dennis Ritchie, uno degli uomini che ha “rivoluzionato l’informatica moderna“, scommetto che questa frase l’avete già sentita in questi giorni… questa volta però è vero! Ritchie, insieme a Ken Thompson, è stato il principale artefice, presso i laboratori Bell,  del sistema operativo UNIX. Ai più, mi rendo conto, questa cosa non dirà nulla, ma UNIX è il padre, praticamente, di tutti i sistemi operativi moderni. Una delle caratteristiche principali di UNIX, rispetto a tutto ciò che c’era prima, è la sua portabilità, il suo essere svincolato dall’hardware della macchina, la possibilità cioè di essere “ricompilato” su diverse piattaforme; non voglio entrare nel tecnico, non è questo il luogo, ma per capirci dentro Linux, Android, iOS, MACOS, c’è molto di UNIX, ma anche DOS e poi Windows devono tantissimo alla creatura di Thompson e Ritchie. In pratica buona parte dei device che oggi affollano le nostre esistenze hanno dentro un pezzetto di UNIX!

Ritchie nella sua vita e per la sua carriera ha avuto un sacco di riconoscimenti, dmr ha lasciato, per il futuro, un’eredità che probabilmente condizionerà le nostre vite per sempre pur se nessuno ne sarà mai consapevole, come ha dimostrato il silenzio colpevole della stampa mainstream che, dopo aver indagato sulla marca dei maglioncini neri a collo alto, non ha dedicato che poche righe, quando è andata bene, alla scomparsa di una di quelle brillanti menti che hanno contribuito allo sviluppo dell’umanità.

void main()
{
while(TRUE);
printf(“Grazie di tutto dmr\n”);
}

Poco dopo il referendum sul nucleare e quando si parlava di AGCOM e diritto d’autore scrissi che presto sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbero capito che internet può essere usato per condizionare le scelte assai meglio dei media tradizionali: signori in questi giorni, non so se ve ne siate accorti, abbiamo assistito alla fase uno.

Mi immagino la scena: brainstorming a Cologno Monzese

– C’è bisogno di far passare un qualche decreto anti-intercettazioni, non è possibile che il nostro povero premier non possa chiamare una squillo senza che i giornali di tutto il mondo abbiano da ridire sulle tariffe.
– Eh, non è facile, appena parli di intercettazioni saltano tutti lancia in resta a difendere la libertà; i giornali e le TV in qualche modo le controlliamo, ma insomma, ricordate il referendum?
– Dobbiamo fermare i blog, dobbiamo fermare Facebook!
– Facciamo causa a Zuckemberg!
– Non possiamo Renzo, lascia stare e torna a creare fake su Google+
– Dobbiamo trovare un modo per distrarli.
– Costruiamo un nostro Facebook e lo controlliamo
– No Renzo, non va bene, tu pensa a diffondere il tag #forzagnocca su Twitter
– Signori, ho un’idea, usiamo la spada della distrazione!
– Spiegati meglio.
– Facciamoli cagare sotto, facciamo una norma per uccidere i blog e i social network, che ne so potremmo rispolverare la vecchia leggenda metropolitana dell’emendamento D’Alia, così mentre saranno tutti lì a difendere il proprio orticello, zac gli infiliamo la norma anti-intercettazioni su per il culo.
– Ottima idea. Serve solo un nome accattivante che renda immediatamente riconoscibile la norma liberticida, emendamento D’Alia non ha mai fatto presa.
– Chiamiamolo emendamento #forzagnocca
– Renzo, per favore, torna a giocare con la pleistescion
– Che ne dite di Comma 29, richiama un po’ i fumetti di Comma 22 e un po’ l’Area 51 di X-Files, che si sa che tutti questi blogger sono dei nerd segaioli.
– Approvato, si parte col Comma 29, noi prepariamo il DDL e tu Renzo vai a preparare i link su Facebook.

Non credo sia andata proprio così, ma una cosa è certa mentre tutti i blogger si cagavano sotto per la paura di ricevere l’e-mail dell’avvocato durante la vacanza a Cuba al  Palacio Berlusconi di Rosario in Argentina e Wikipedia Italiana, per colpa di quattro gatti, decideva di mostrare al mondo quello che già si sapeva circa la propria neutralità nessuno, se non qualche giornalista, si è preoccupato del resto del ddl che, ovviamente, passerà così com’è.  Signori blogger, condivisori di link del cazzo sui social network, estensori di note insensate su Facebook siete stati fottuti da un dildo XXL e vi è anche piaciuto.