Da ieri sulla Terra siamo in sette miliardi! Ora le Filippine e l’India si stanno contendendo la paternità del settemiliardesimo nato, resta il fatto che siamo sei miliardi di individui di troppo.

Quando sento l’allarme per la crescita demografica zero in italia mi viene sempre da sorridere, che sia una dei pochi segnali d’intelligenza dell’italico popolo? Il fatto è che l’essere umano, in maniera, in un certo senso, artificiale, si trova all’apice della catena alimentare e questo è un problema: l’uomo non ha predatori e si può riprodurre in maniera indiscriminata. Questo vantaggio, purtroppo, doveva essere riservato ad una specie animale “intelligente” quale non si è dimostrata quella umana.

Il pianeta Terra, semplicemente, non ha le risorse sufficienti a sostenere nemmeno un quinto della popolazione mondiale con un tenore di vita simile a quello occidentale, certo possiamo pensare di modificare radicalmente tutti i modelli di produzione e consumo cercando di utilizzare la tecnologia per compensare il divario con l’attuale sistema produttivo; resta il fatto che siamo troppi e che, con tutti gli accorgimenti che possiamo escogitare, se dovessimo distribuire equamente le risorse non solo  saremmo tutti ben sotto la soglia di povertà (secondo le attuali definizioni) ma in pochi decenni consumeremmo le risorse energetiche e ambientali del pianeta (per conferma basta darsi una scorsa al Living Planet Report del WWF). Allarmismo il mio? No, mica sto dicendo che il mondo finirà domani, sto solo dando una giustificazione per il divario fra i paesi occidentali e quelli del terzo e del quarto mondo. E’ ovvio prima o poi le genti affamate si incazzeranno(come successo in Africa quest’anno) e prima o poi le cose dovranno seguire una rotta diversa (e l’attuale crisi economica è un sintomo di quello che avverrà) resta il fatto che l'”intelligenza”, quella caratteristica che ha portato l’uomo all’apice della catena alimentare non è stata sufficiente per imporgli una certa cautela demografica e questo finiremo per pagarlo democraticamente tutti in un modo o nell’altro.

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