Ho installato sul cellulare una simpatica applicazione che mi dice quali negozi e Centri Commerciali siano aperti la domenica entro 20km dalle mie coordinate. Il giochino funziona anche discretamente e mi dice, in un paio di click, sul Blackberry, dove posso andare col bimbo a passare un paio d’ore, la domenica pomeriggio, al riparo dalla pioggia, da scippatori e delinquenti, dalle voragini nelle strade, dai marciapiedi alti 40 cm, dai pirati della strada, dallo smog; l’applicazione mi dice dove posso andare a fare shopping la domenica con la ragionevole certezza di lasciare l’auto senza lo stress dei parcheggiatori abusivi, dei mezzi pubblici che, strutturalmente, per mancanza di fondi, non possono essere calibrati sulle esigenze di chi semplicemente se ne va al cazzeggio.

L’idea di chi ha sviluppato questa preziosa applicazione, nasce, evidentemente, dal fatto che le normative regionali del settore commerciale individuano un numero ristretto di aperture domenicali/festive, ricalcando, in molti casi, la legge Bersani del ’98 che prevedeva 8 aperture festive annuali oltre al mese di dicembre con la possibilità di deroga per i comuni con un’economia prettamente turistica.

Dunque, quasi sempre,  i centri commerciali la domenica sono chiusi e se per la GdO questo si configura come un danno, esultano i piccoli esercizi commerciali, (in negozietti del centro), che non sono strutturati per tenere aperto la domenica e che già sono in seria crisi per la difficoltà di competere con la GdO.

Per come la vedo io, tuttavia, sarebbe ora di pensare seriamente ad una liberalizzazione del settore del commercio eliminando qualunque tipo di imposizione: dagli orari di apertura, alla definizione dei prezzi al pubblico e delle categorie merceologiche fino alla semplificazione delle procedure per avviare le attività commerciali. In una situazione di questo genere servirebbe solo un organismo di controllo per evitare “cartelli” e si otterrebbe una situazione di reale concorrenza di cui si avvantaggerebbe il consumatore e l’economia del Paese intero (se per far girare l’economia bisogna spendere, personalmente, sono più propenso a farlo quando ho la testa libera dagli impegni di lavoro). Probabilmente a rimetterci sarebbero i piccoli commercianti di cui sopra ma, sul medio periodo a me sembrano comunque destinati a chiudere. Se è vero che la città può essere considerata un centro commerciale all’aperto, infatti, è anche vero che i piccoli commercianti non hanno voluto o non hanno saputo investire per rendere attraente il proprio quartiere, anzi sono sempre stati resistenti a qualunque tentativo di innovazione. Oggi le città sono sporche e pericolose (anche in pieno centro), ma sopratutto non sono dotate di servizi, non esistono bagni pubblici o sono in condizioni pietose, niente parcheggi, poche panchine quasi sempre devastate, nessuna area attrezzata per i piccoli, quasi mai il centro è chiuso al traffico vuoi per le proteste dei residenti ma sopratutto per gli strepitii degli stessi commercianti, i disabili, ma anche semplicemente un passeggino, è costretto a fare gimcane fra le auto parcheggiate e scivoli progettati da malati di mente e comunque, quasi sempre, non a norma. In tutto questo, ovviamente,sono latitanti gli enti pubblici ma di certo l’egoismo del padrone del piccolo negozietto che non riesce in alcun modo a cooperare con i suoi colleghi per rendere migliore la città non aiuta.  Per tutti questi motivi la gente, semplicemente, preferisce andare a spendere il proprio denaro in posti più tranquilli: i centri commerciali, appunto.

Ad essere onesto e cinico della chiusura delle piccole attività commerciali non me ne frega niente, anzi se penso ad alcune amiche costrette a fare le commesse a 800 euro al mese quasi sempre in nero o in grigio e con orari assurdi (tipo dalle 8.00 alle 20.00 con due ore di pausa senza straordinari e senza turni di riposo) mi fa anche piacere vedere fallire certi posti; è vero che i contratti della GdO non brillano per tutela del lavoratore, ma precariato per precariato meglio in un posto dove c’è un minimo di tutele e dove, volendo, la GdF potrebbe intervenire più facilmente.

Rimangono le povere vecchiette che non possono andare a fare la spesa al Centro Commerciale, poverine, uhm, effettivamente c’è mercato… prevedo molte altre  piccole bottegucce e alimentari aperti da cinesi,  indiani, pakistani e nord-africani con pochissimi problemi ad aprire la domenica o a chiudere dopo la mezzanotte. (Un piccolo aneddoto a questo proposito, ero a Firenze qualche settimana fa, alloggiavo in pieno centro, esco dall’albergo verso le 22 per comprare del succo di frutta, entro in un negozio di alimentari aperto e mi sono ritrovato a parlare in inglese con la commessa pakistana)

3 commenti
  1. gianluca
    gianluca dice:

    le domeniche di apertura dei negozzi centri commerciali ecc dovrebbero essere abolite x legge come la legge bersani sul commercio che è una crossa cazzata!!!!!!!

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