Di tutte le notizie che potevo leggere oggi sui quotidiano on line mai mi sarei aspettato di sentire che il vuoto siderale profuma di bistecca in padella e di metallo arroventato, tipo saldatura su una moto.
Lo hanno confermato praticamente tutti gli astronauti che hanno partecipato ad una missione extraveicolare, non che abbiano respirato l’aria nello spazio cosmico, ovviamente, ma è l’odore che si sente sulle tute spaziali dopo un EVA. Non è affatto chiaro cosa generi questo odore, probabilmente la vibrazione delle molecole della tuta, anche se non ci sono basi scientifiche a sostegno di questa tesi. Una cosa è certa, la NASA ha preso molto sul serio la cosa, tanto che per rendere più realistiche le esercitazioni degli astronauti ha commissionato a Steven Pearce, chimico e direttore dell’azienda profumiera britannica Omega Ingredients, la sintetizzazione della fragranza spaziale.

“…impegna il Governo: a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione”.
Io farei così: test d’ingresso a tutti gli studenti alla scuola di ogni ordine e grado. Eh si perchè di ragazzini che parlano uno slang comprensibile solo nel raggio di dieci chilometri è pieno questo paese. Questo test dovrebbe prevedere il controllo del rispetto per la diversità morale e cultura religiosa di OGNI essere umano nonchè la comprensione da parte del discente del semplicissimo concetto che il modello democratico non è necessariamente l’unico sistema politico possibile e che l’alternativa non è per forza un qualche tipo di dittatura. In verità, personalmente, potrei essere anche favorevole alle classi differenziate, che del resto vengono da sempre create nel silenzio dei vari istituti scolastici, (senza voler parlare delle scuole private eh) ma il discrimine non può, non deve, essere l’etnia… su questo non sono ottimista però.

P.S. Non c’entra un cazzo di niente ma sto sentendo Brunetta da Vespa e sono d’accordo con lui sulla legge 104, anzi io sarei molto più strigente.

Dopo sei anni ritorna X-Files con una nuova avventura per gli agenti Mulder e Scully, nuovamente sul grande schermo dopo il deludente film di 10 anni fa. Che dire: rivedere la strana coppia di agenti dell’FBI di nuovo alle prese con il paranormale è come fare una rimpatriata con dei vecchi compagni di scuola, piacevole, forse un po’ stucchevole al limite vagamente noioso; tuttavia devo ammettere che contrariamente alle mie aspettative la formula di X-Files non risente affatto dell’età, anzi atmosfere, storia, caratterizzazione dei personaggi sono assolutamente in linea con le moderne serie americane tanto che, se potessi, suggerirei a Chris Carter di fare un sequel, un prequel, un remake, un reboot o quello che va più di moda oggi basta che lasci a casa Robert “T1000” Patrick. Unica nota stonata…spoiler…ma c’era proprio bisogno di farli accoppiare quei due?


Re:Model o New Getter o Shin Getter comunque lo si voglia chiamare,questa nuova incarnazione del Getter Robot, realizzata dal compianto Ken Ishikawa, è solo di poco inferiore a Shin Getter:The Last Day. Le atmosfere sono certamente meno cupe ma la storia scorre decisamente più fluida anche se forse si dilunga un po’ troppo all’inizio per concludersi poi in maniera eccessivamente frettolosa. Re:Model è un vero e proprio reboot della storia classica. Si consiglia di non continuare a leggere se non si vogliono scoprire particolari dela trama. Nei primi tre episodi vengono presentati i personaggi principali. Il Prof. Saotome, il geniale scopritore dei raggi Getter, di fronte alla nuova minaccia che incombe sul’umanità, i temibili Oni è alla ricerca di tre persone con doti eccezionali per pilotare le Getter Machine; intanto insieme al figlio Tatsushito cerca di mettere a punto il Getter Robot. Nei primi episodi si vede una riedizione del Getter Robot della serie classica rivisitato come in Last Day che viene usato come prototipo del nuovo Getter Robot (che non è l’ormai famoso Shin Getter visto in Last Day e nemmeno il Neo Getter ma una versione riveduta e corretta del Getter classico). Il prototipo pilotato da Tatsushito si scontra con un mostro degli Oni, ma sarà il primo pilota reclutato da Saotome, Ryoma Nagare a fermarlo. Nella battaglia avrà la peggio anche Tatsuhito dopo essere stato trasformato, a sua volta in Oni. Ryoma è lo stesso della serie classica ma ha il carattere ribelle e combattivo di quello che abbiamo visto pilotare il Getter Nero in Last Day. Il secondo pilota è ancora una volta Hayato Jin, questa volta ex terrorista ma sempre cupo e malinconico. Il terzo pilota è invece Benkey Musashibo, che porta il nome, oltre che gli aspetti caratteriali e fisici, dei primi due piloti del Getter Three, Musashi della serie classica e Benkey di Getter Robot G. Musashibo,ex brigante, si avvicina al buddismo grazie al suo carismatico maestro, che sarà poi costretto a uccidere quando, questi, verrà tramutato in Oni. Nella nuova serie spicca la figura di Michiru, figlia del prof. Saotome molto più matura rispetto alla serie classica; qui è una sorta di paleontologa che studia gli Oni ed è frequentemente in disaccordo con suo padre.


Gli Oni sono stati il nemico dell’umanità in Getter Robot G e li ritroviamo in Re:Model che compaiono dal nulla con efferata e sembrerebbe immotivata crudeltà. I primi tre episodi di Re:Model scorrono seguendo una classica linea narrativa anni ’70: appare il mostro, esce il robot, si combatte, i buoni vincono… ma dal quarto episodio comincia la vera e propria saga. Da dove vengono gli Oni e perchè attaccano la Terra? Michiru ne studia una serie di reperti appartenenti al periodo Heyan e sembrerebbero gli stessi Oni della mitologia giapponese, i primi abitanti della Terra, ma perchè troviamo i loro resti solo ora?. In realtà le cose sono più complesse: gli Oni sono solo il braccio armato di Seimei Abe una sorta di spirito, inizialmente buono, e provengono da varie dimensioni, inviati al solo scopo di distruggere il Getter. Ryoma e i suoi compagni si tuffano in una dimensione parallela per sconfiggere gli Oni e Seimei e alla fine dopo tre anni trascorsi in una in questa dimensione(anche se a questo punto il tempo è relativo) sembrano riuscirci e possono tornare a casa. Ma non è finita, nel loro spazio-tempo ritrovano il laboratorio di Saotome fortificato e un nuovo generatore di raggi Getter per il Getter Robot. Quando Ryoma collauda la nuova energia spinge il Getter Robot in un’altra dimensione; un universo dove l’uomo si è fuso al Getter e non esiste altro che morte, distruzione e assimilazione e scopre che è tutta colpa sua. Tornato indietro si rifiuta di tornare sul Getter Robot. Ma Getter lo reclama e quando Seimei torna dall’inferno per attaccare la Terra è costretto nuovamente a combattere. Il problema a questo punto diventa: chi sono veramente i buoni? Seimei viene distrutto grazie alla potenza dei raggi Getter ma subito arrivano i veri burattinai, coloro che sono dietro gli attacchi alla Terra e che si autodefiniscono dei. Sono loro a spiegare che i raggi Getter porteranno all’inferno nell’universo e che devono essere distrutti; Ryoma gli crede ma comunque si sente in dovere di combatterli e alla fine anche gli dei saranno distrutti ma Ryoma riuscirà con la propria forza di volontà a non cedere all’anima nera dei raggi Getter e deciderà di rimanere da solo a combattere contro un futuro di morte e distruzione. La serie termina con Ryoma a bordo del Getter One Classico che vaga per l’universo pronto a combattere.

Il mito di Kyashan ritorna in una nuova incarnazione e con una nuova storia e a giudicare dal primo episodio di questo Casshern Sins lo fa mantenendo gli stessi livelli dell’anime degli anni ’70.
Ritroviamo l’androide nato dalla fantasia di Tastunoko in un mondo soffocato dalle piogge acide e dalla carenza di sole e dominato dalle macchine se pure in piena decadenza.
Nella nuova serie i robot non sembrano solo macchine da distruzione ma hanno coscienza di se e paura di morire, una morte causata dal progressivo decadimento iniziato quando Casshern ha ucciso il Sole chiamato Luna. Ancora una volta l’eroe è destinato a combattere contro i robot fra cui si è diffusa la leggenda che l’unico modo per sopravvivere e fermare la rovina è di mangiare Casshern. In questo primo episodio troviamo anche Briking in una parte quanto meno ambigua e anche nuovi personaggi come Ringo un bambino (credo) androide e suo nonno. La scena in cui Ringo si mostra terrorizzato di fronte alla furia distruttiva di Casshern, dopo che questi lo salva dal robot che gli stava per schiacciare la testa, vale tutto l’episodio e ci riporta alle atmosfere di paura del diverso che caratterizzavano la serie classica.]]>