Ospite d’eccezione al corteo inaugurale della nuova presidenza USA del 20 gennaio scorso il prototipo del LER (Lunar Electric Rover) il nuovo rover lunare che verrà utilizzato presumibilmente nelle future missioni lunari nel 2020.

Obiettivo delle nuove missioni sulla Luna sono quelli di creare un insediamento stabile e di esplorare il terreno del nostro satellite. Il LER è stato progettato allo scopo di muoversi su grandi distanze. Il nuovo rover è uno veicolo completamente versatile e configurabile. Il modulo base del LER è una piattaforma con 6 coppie di ruote indipendenti alimentati da motori elettrici in grado di muoverere il veicolo in tutte le direzioni Il rover può essere pilotato dagli astronauti in tuta spaziale come accadeva negli anni sessanta e può essere equipaggiato per il trasporto di merci. Una delle configurazioni possibili quella più interessante, però, è quella che trasforma il rover in una sorta di camper pressurizzato. In questa configurazione due astronauti possono vivere per 14 giorni all’interno del rover senza indossare una tuta spaziale. Per le evenutuali missioni EVA agganciati all’esterno del LER, per non togliere spazio vitale all’interno, ci sono due tute; gli astronauti possono indossare la tuta spaziale passando attraverso un portello pressurizzato agganciato alla schiena del sistema di sopravvivenza extraveicolare. Il LER è in grado di agganciarsi alla base lunare per un apposito portello che consente agli astronauti di entrare e uscire dal rover. Ad ottobre del 2008 il LER è stato testato con un viaggio di 140 km nel deserto.

Francesco Guccini ci fa sapere dell’importanza di X-Factor per il mercato discografico italiano. Purtroppo la crisi delle case discografiche comporta che non ci siano più soldi da investire sull’immagine dell’artista e solo attraverso i talent show c’è la possibilità di scoprire nuovi talenti. Mah, Guccini da un certo punto di vista ha pure ragione, un tempo, fino agli anni 90 diciamo, l’immagine dell’artista veniva studiata a tavolino per essere introdotta nel contesto socio-culturale del momento, niente di diverso dunque da quello che fanno questo genere di reality. Lo stesso Guccini era un’icona di un certo modo di pensare degli anni ’60 e non è detto che ci si sia trovato per caso inserito in quel contesto. Qual’è il problema dunque? Il problema è che io sono snob e non guardo i reality, il fatto che Guccini guardi X-Factor, invece potrebbe avere valenza di snobismo al contrario o più probabilmente, come accade anche per i miei genitori, superata una certa età non si riesce più a salvarsi dall’assimiliazione della TV. Tuttavia non sono completamente d’accordo con Guccini e per un motivo molto semplice… con tutta la buona volonta non ce lo vedo Vinicio Capossella che viene lanciato da un reality show, e che qualcuno provi a contestualizzare Capossela se ci riesce :-).

Ieri si è insediato il nuovo presidente degli USA Barak Obama. Mi è dispiciuto essermi dimenticato di vedere in diretta (era trasmesso pure in 16:9) il primo discorso da Presidente di Obama ma ho la testa, purtroppo, da tutt’altra parte. Obama non cambierà l’atteggiamento USA nei confronti del resto del mondo, meglio farsene una ragione, ma è sicuramente un inizio oltre che un chiaro indizio della voglia di cambiamento, di rivincita, di un paese, gli USA, stanco e scosso dai famosi avvenimenti del 11 settembre 2001 e da tutto quello che ne è susseguito fino alla recentissima crisi finanziaria.

Intanto qui da noi le coscienze sono definitamente assopite e si eccitano solo per le telenovele di calciatori miliardari e negli inserti dei giornali troviamo i discorsi del duce.

Comunque questa volta all’evento era presente anche GeoEye, il satellite artificiale utilizzato da Google per le sue foto, sotto il suggestivo risultato con una ripresa “dall’alto” di Capital Hill durante l’insediamento.


Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è un segreto in banca
quello che non ho sono le tue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.

Quello che non ho è di farla franca
quello che non ho è quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.

Quello che non ho è un orologio avanti
per correre più in fretta e avervi più distanti
quello che non ho è un treno arrugginito
che mi riporti indietro da dove sono partito.

Quello che non ho sono i tuoi denti d’oro
quello che non ho è un pranzo di lavoro
quello che non ho è questa prateria
per correre più forte della malinconia.

Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho è un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho è di fregarti a carte.

Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è di farla franca
quello che non ho sono le sue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.

Quello che non ho…

Il 31 maggio 2010 si chiuderà un’era spaziale con l’ultimo volo dell’Endeavour (STS-133), una delle gloriose navette spaziali USA, gli Space Trasportation System(STS) meglio noti come Space Shuttle, ancora in attività. Il primo lancio di questi veicoli spaziali riutilizzabili e a basso costo, presentati dal presidente Richard Nixon nel 1972, avvenne con il Columbia il 12 aprile 1981, io avevo quasi otto anni e quel lancio lo ricordo come fose ieri. Da allora ho sempre seguito più o meno con attenzione le missioni degli Shuttle; il concetto di nave spaziale che decolla come un missile e atterra come un aereo, il fatto che venisse trasportata “in groppa” ad un B-747, mi ha sempre affascinato molto, da bambino vedevo lo Shuttle molto simile alle Aquile di Spazio 1999. Nel 1986 il disastro del Challenger mi colpì infinatemente di più dell’incidente di Chernobyl, nonostante quest’ultimo riportava alla luce il terrore della bomba atomica, la guerra fredda non era ancora finita e Hiroshima non era poi tanto lontana nella memoria dei miei nonni, che paragonavano i due eventi come se ne fossero stati realmente coinvolti.

L’STS sostanzialmente è composto da tre elementi. Il pricipale è l’Orbiter, la navetta vera e propria con spazio per l’equipaggio e un’enorme stiva di carico in cui è alloggiato il Canadem, una sorta di gigantesco braccio robotico utilizzato per mettere in orbita e per recuperare il materiale. l’Orbiter è dotato di tre motori principali e due motori per le manovre orbitali. Gli altri elementi dell’STS sono i due razzi a propellente solido, Solid Rocket Booster (SRB), che vengono sganciati due minuti dopo il lancio per essere recuperati nell’oceano e un enorme serbatoio di carburante (idrogeno e ossigeno liquidi), External Tank (ET), che alimenta i tre motori principali, Main Engine (SSME), dell’Orbiter e viene sganciato dopo circa otto minuti dal lancio, quest’ultimo è l’unico elemento “a perdere” dell’STS. Giusto una curiosità sul computer di bordo: lo Space Shuttle utilizza cinque IBM AP-101S. Su quattro computer gira uno specifico software denominato PASS (Primary Avionics Software System) sul quinto gira un software diverso denominato BFS (Backup Flight System). I primi quattro computer sono ridondati nel senso che nel caso di guasto di una macchina questa viene esclusa dal controllo di volo dalle altre tre, se si rompe una seconda macchina ci pensano le altre due ad escluderla. La quinta macchina entra in funzione solo nel caso in cui ci sia un crash su PASS che gira simultaneamente sulle altre quattro macchine. Originariamente i computer impiegati sullo Shuttle erano IBM AP-101 sostituiti nel 1990 da AP-101S con una RAM di 1Mb e 1,2 milioni di istruzioni al secondo. Il software è sviluppato con il robusto HAL/S sviluppato negli anni ’70 per applicazioni aeronautiche.

L’orbiter (Endeavour) è lungo 37,24 metri, ha un’apertura alare di 23,79 metri e un peso a vuoto di circa 68 tonnellate con un peso massimo all’atterraggio di 104 tonnellate.

Di STS ne sono stati costruiti sei: Enterprise, Columbia, Challenger, Discovery, Atlantis e Endeavour. Il Columbia e il Challenger sono stati distrutti nei disastrosi incidenti del 2003 e del 1986, l’Enterprise, così chiamato in omaggio ai fans di Star Trek, originariamente si chiamava constitution, non ha mai volato nello spazio ed è stato usato solo per dei test ed adesso è esposto nella sede in Virginia del Smithsonian National Air and Space Museum; restano in servizio Discovery, Atlantis e Endeavour, che compiranno l’ultimo volo nel 2010. Dopo il 2010 la NASA ha in programma di vendere le tre navette per la cifra di 42 milioni di dollari; avevo pensato che in caso di vincita al SuperEnalotto poteva essere un buon investimento ma le navette non potranno essere esportate fuori dagli USA e il compratore dovrà esporre la navicella spaziale in un ambiente coperto e climatizzato. Ad oggi pare che il Discovery sarà acquistato dallo Smithsonian National Air and Space Museum e sarà esposto a Washington. Al Kennedy Space Center è esposto lo Shuttle Explorer, in realtà una replica a grandezza naturale dell’STS, tutto sommato abbastanza accurata e che può essere visitata dai turisti. La foto di sopra è stata scattata da me nel 2005.