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Io amo Gaia e non sopporto chi persevera nella violentarla col pretesto di difenderla. Per farla breve io odio gli ambientalisti d’accatto, massa di conformisti che vanno in brodo di giuggiole al solo ascoltare l’orribile termine “eco-sostenibile” uscire dalla propria bocca e poi lanciarsi in qualche battaglia ai mulini a vento per difendere madre natura dalla massa di aguzzini da cui ipocritamente pensano di essere diversi.

Emblematica è la battaglia contro le buste di plastica che ha costretto il governo italiano  ad andare contro ogni logica e contro le direttive comunitarie a seguito dell’incomprensibile odio per il comodissimo e riciclabilissimo sacchetto di polietilene.

Si potrebbe continuare per ore con le “mode” ambientaliste eco-sostenibili: si va dai pannolini di stoffa per i bambini, ai detersivi sfusi,  dalle auto Euro 5, al pane fatto in casa proseguendo per tante altre cazzate in stile new-age fricchettone.

L’ultima battaglia degli ambientalisti domenicali riguarda gli incentivi per il fotovoltaico in italia. Il governo, come si sapeva da mesi, ha ridotto gli incentivi per l’installazione di nuovi impianti di pannelli solari ed eccoli lì tutti a gridare allo scandalo.

Negli ultimi anni l’italia è stata coperta da pannelli fotovoltaici di infima qualità e installati alla pene di segugio e quasi sempre sporchi, solo perché alla fine c’era comunque un guadagno derivante dagli incentivi. Ed ecco che intere coltivazioni sono scomparse per lasciare il posto a distese di orribili pannelli solari che fra vent’anni qualcuno dovrà smaltire insieme agli inverter.  Eh però il fotovoltaico non inquina, mica è come le centrali nucleari che lasciano quelle belle scorie radioattive che brillano la notte di luce propria.

Guardateli come sono belli, tutti pronti a scendere in piazza  armati delle loro biciclettine che non emettono pm10 e fieri delle loro borse di tela piene di prodotti bio, pronti a rivendicare il diritto di sprecare danaro pubblico per sistemi energetici con un rendimento scarsissimo e che, nella migliore delle ipotesi, richiederanno altri incentivi per lo smaltimento.

Comunque non è vero che ce l’ho con gli ambientalisti in quanto amanti dell’ambiente, non sopporto solo  quelli che pretendono di conformare il metodo scientifico alle proprie credenze.

Apprendo adesso la notizia che la UE starebbe per aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per via del provvedimento che sancisce il divieto, entrato in vigore nel 2011, di distribuire i famosi sacchetti di polietilene comunemente utilizzati per riporre la spesa nei supermercati.
Come ho più volte avuto modo di osservare, vietare l’utilizzo di uno strumento comodissimo oltre che riutilizzabile, recuperabile per via energetica e riciclabile solo perché gli italiani sono un popolo maleducato e perché nei boschi e sulle spiagge, dove i famosi sacchetti verrebbero abbandonati e procurerebbero danni all’ambiente, non esistono, spesso, per chilometri contenitori per la raccolta dei rifiuti è una solenne sciocchezza che serve solo a tacitare le coscienze.
In breve il provvedimento italiano non sarebbe conforme alle normative europee per due motivi. Il primo di carattere sostanziale, in pratica il provvedimento vieterebbe l’utilizzo di un imballaggio perfettamente conforme alla a direttiva 94/62 su imballaggi e rifiuti dei medesimi, fra l’altro commercializzati nel resto dell’UE, impedendo, di fatto anche la libera circolazione delle merci nel mercato comune. Il secondo motivo, poi sarebbe di carattere formale e riguarderebbe la mancata notifica a Bruxelles di una normativa tecnica, obbligatoria ai sensi della direttiva 98/34. In sostanza il provvedimento è oggi annullabile anche attraverso un semplice ricorso al tribunale ordinario e di conseguenza a breve ritroveremo i sacchetti di plastica nei supermercati.
Ancora una volta gli ambientalisti della domenica, di fronte ad un problema serio, rispondono con soluzioni inapplicabili, complesse, che hanno gettato un intero comparto economico sull’orlo del fallimento a fronte di NESSUN reale vantaggio per quell’ambiente che vorrebbero preservare, ma, al contrario peggiorando la situazione dal momento che il divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica, al di la dell’irrazionale pretesa di cambiare le abitudini sociali costringendo la gente a portarsi le borse da casa, ha di fatto creato il business dei sacchetti biodegradabili, che hanno un costo ambientale infinitamente maggiore dei sacchetti di polietilene.
La cosa divertente, poi, è che avevano anche cercato di far passare, riuscendoci con l’opinione pubblica, il provvedimento come un adeguamento ad una fantomatica normativa europea, pur sapendo che già nel 2007 la Francia era stata bloccata da Bruxelles per un’iniziativa analoga. Spero che adesso invece di cercare la strada dei divieti si torni al percorrere quella dell’educazione civica e del riciclaggio(*) per preservare l’ambiente, ma come al solito, ne dubito.

(*) ricordo ancora una volta che i sacchetti di plastica sono riciclabili al 100%

Nei giorni scorsi tutti i media hanno diffuso l’allarme di Legambiente che, dopo un monitoraggio di un campione di apparecchiature elettriche compiuto insieme al Politecnico di Milano, avrebbe concluso che gli apparati elettrici in stand-by consumano spesso come se fossero accesi e in generale lo stand by si mangia l’11% dei consumi annui di una famiglia. Dopo aver quantificato che un PC accesso 24 ore al giorno consuma 130 euro l’anno e che la maggior parte delle apparecchiature non rispettano le normative europee sullo stand-by  hanno offerto come soluzione quella di utilizzare dei sistemi per consentire di spegnere gli apparati connessi alla rete anche se non è espressamente previsto dal costruttore (uso di ciabatte con interruttore per disalimentare tutto) oltre a quella di leggersi le etichette per valutare il reale consumo degli elettrodomestici evitando di acquistare apparecchi esosi di energia specie in questo periodo di saldi.

Beh io oltre a leggere le etichette però so fare anche i conti, così quando ho comprato il frigorifero, ormai qualche anno fa, proprio leggendo le etichette fra un frigorifero in Classe A+ ed uno in Classe B ho appositamente preso quello in Classe B perché calcolatrice alla mano mi sono reso conto che, ipotizzando come costante la resa energetica teorica dichiarata dai due elettrodomestici,  e considerando la differenza di prezzo e il risparmio energetico ottenuto avrei raggiunto il punto di pareggio dopo più di 15 anni, anche inserendo nel calcolo l’incremento del costo dell’energia legato all’inflazione prevista e senza considerare gli interessi. (Certo avrei fatto del bene all’ambiente scegliendo il classe A+ ma in quel momento non era il mio interesse primario)

Tornando allo stand-by due anni fa ho fatto una rilevazione dei consumi delle apparecchiature casalinghe, in realtà ho scritto questo post solo oggi perché cercavo le tabelle di quelle rilevazioni per pubblicarle, ma non le ho trovate, del resto anche Legambiente non pubblica che i risultati finali dello studio fatto. Tornando ai miei controlli casalinghi ho scoperto delle cose interessanti. Prima di tutto la zona TV, hi-fi, videogame, DVB, VCR, DVD, switch, WDTV consuma (mensilmente) da sola più degli elettrodomestici “pesanti” (lavatrice, lavastoviglie, frigorifero, forno elettrico, microonde) che ovviamente hanno dei picchi di consumo più elevato; questa francamente è stata una sorpresa. In secondo luogo ho scoperto che il costo dei due miei PC accessi 24 ore al giorno per un mese con tutte le periferiche collegate è di circa 15 euro (quindi 180 euro all’anno per 2 PC pure vecchi, con casse, monitor, scanner, 8 hard disk esterni, stampante), ovviamente se tengo acceso uno o due PC 24 ore al giorno avrò pure i miei motivi… dicevo dello stand by: misurando il consumo della zona TV in stand by effettivamente si notava uno abnorme spreco di energia. Analizzando poi i singoli apparati ho appurato che la causa del consumo era il VCR cinese che accesso o spento consumava da solo più di tutti gli altri apparati messi insieme. Eliminato il VCR, eliminato il problema con un risparmio in bolletta di 30 euro a bimestre. I restanti apparati erano appena rilevabili in stand by. Il TV (a tubo catodico) per esempio in stand by per dodici ore consuma come se fosse acceso 2 minuti. Con le rilevazioni sullo stand by mi sono fermato qui, dal momento che ciò mi è stato sufficiente per non considerare nemmeno minimamente l’ipotesi di spegnere le apparecchiature elettroniche con una ciabatta. Anche considerando che, ad esempio, switch, DVB, WDTV, Playstation sono tutti dotati di un sistema operativo e non sono certissimo che disalimentarli a caldo faccia loro tanto bene. Non vorrei che per risparmiare 30 centesimi a bimestre debba spendere 100 euro in assistenza.

Ovviamente questo post nasce dalla mia esperienza personale e non certo da uno studio serio condotto su un numero elevato di apparecchi che ha invece un valore statistico; tuttavia tant’è per quanto riguarda la mia situazione.

Pochi giorni fa ho scritto un post sulla neve a Bari evidenziandone i disagi, sì, ma esaltando la bellezza di un evento atmosferico che dalle mie parti non si vede quasi mai.
La foto di sopra è stata scattata, giuro, questa mattina  ad un isolato da casa mia. Ora, o in quel giardino vagano gli spiriti delle Feste della Donna passate oppure c’è qualcosa che non va. Secondo me, in qualche modo, c’entrano pure Berlusconi e i rifiuti di Napoli… che poi vedere le mimose con le luci del Natale in ogni dove e i pagliacci vestiti di rosso con barba finta che imperversano per le città, un po’, fa riflettere sul senso della vita, l’universo e tutto quanto.


L’elettroforo o anguilla elettrica (Electrophorus electricus), è un pesce d’acqua dolce appartenente alla famiglia Gymnotidae ed è conosciuto soprattutto per la sua capacità di generare dei potenti campi elettrici.
L’elettroforo possiede tre paia di organi elettrici addominali in grado di produrre una differenza di potenziale e generare così un campo elettrico. In pratica il pesce, che nonostante il nome non è un’anguilla, ha dei muscoli costituiti di cellule speciali denominate elettrociti all’interno delle quali scorre la corrente elettricia con un meccanismo è simile a quello di una batteria, nella quale piatti conduttori producono una carica elettrica. Lungo i fianchi del pesce, gli elettrociti, presenti in un numero che va dai 5 ai 6.000, possono produrre in questo modo una scarica di più di 500 volt, ed un flusso di corrente pari ad 1 ampere (500 watt). (Informazioni tratte da Wikipedia)
Un elettroforo dunque è in grado di produrre una scarica in grado di uccidere un uomo adulto ma è in grado anche di alimentare un albero di natale giapponese.

Il pesce mangia sia pesci che piccoli mammiferi, quindi, pensavo, che se ne prendiamo un certo quantitativo li chiudiamo in un acquario e gli diamo da mangiare gli infiniti ratti che infestano Bari potremmo risolvere il problema energetico della Puglia senza ricorrere a centrali nucleari, inefficienti pannelli solari o pali eolici… devo vedere di far arrivare il suggerimento a Nichi Vendola :-)