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Ogni volta che c’è un “crimine” che appare senza movente, insensato e, sopratutto, per il quale gli inquirenti non riescono a trovare una causa entra in scena il terribile extracomunitario clandestino, islamico, brutto, sporco e cattivo. Fu così nel caso di Novi Ligure, dove la cittadinanza quasi iniziò la caccia all’albanese, salvo scoprire che la colpevole era la figlia troietta, stessa cosa con la strage di Erba dove si era sospettato del marito tunisino mentre i colpevoli erano i vicini di casa fuori di testa e così è stato anche in questi giorni, dove ad essere accusato dell’omicidio della giovane Yara è stato, per tre giorni, l’operaio edile Mohamed El Fikr. Il ragazzo marocchino è stato arrestato dalla polizia dopo un rocambolesco e ridicolo inseguimento in mare e il suo arresto è avvenuto sul traghetto che lo portava a Tangeri, dove il 22enne marocchino andava per passare le vacanze con la sua famiglia. Il tutto a causa di una traduzione affrettata e completamente errata di una sua frase pronunciata al telefono, che secondo gli “esperti” suonava come “perdonami Dio non l’ho uccisa io…..ascoltami Dio, ascoltami…..” dove non si faceva nemmeno riferimento alla giovane Yara che Fikr, pare, non aver mai conosciuto. L’accusa, poi, sarebbe stata di omicidio, pure se il ragazzo avrebbe detto di NON averla uccisa e  anche se  non c’è, ad oggi, nessuna prova che Yara sia morta. Per fortuna i magistrati hanno scarcerato il ragazzo dopo tre giorni, ma rimane l’onta mediatica del mostro in prima pagina e dubito che qualcuno si sia formalmente scusato con lui.

Ma gli errori di traduzione sono sempre in agguato e talvolta portano a dei risultati, per fortuna, meno drammatici della storia del povero Fikr. E’ il caso di quanto avvenuto in questi giorni nelle librerie cinesi dove sono state pubblicate delle favole per bambini a sfondo erotico.

La storia è divertente: la China Friendship Publishing Company e la China Media Time, per Natale, volevano proporre per i bimbi dell’ex-Celeste Impero le più belle favole occidentali tradotte ovviamente in cinese. Non trovando le edizioni originali in tedesco delle opere dei fratelli Grimm le case editrici si sono basate su alcuni adattamenti giapponesi. Peccato che abbiano scelto le edizioni sbagliate, gli adattamenti utilizzati, infatti, erano alcune storie realizzate dal duo Kiryu Misao, due fumettisti famosi per la loro reinterpretazione in chiave erotica delle più famose favole europee. Così Biancaneve è una ninfomane che si scopa il padre e tutti e sette i nani e quando una contadina le porge la mela avvelenata a risvegliarla ci pensa un principe necrofilo che pensa di sbattersi il suo cadavere.

Sembrerebbe che nessun bimbo abbia avuto modo di leggere le favole reinterpretare, di certo i volumi sono stati sugli scaffali per diversi giorni prima di essere ritirati.

«Mandiamo i bamboccioni fuori di casa» diceva  con estrema brutalità e molta ironia l’allora ministro del tesoro Padoa-Schioppa davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato durante i lavori per la Legge Finanziaria del 2007. Da quel momento il termine “bamboccione”, riferito ad un ragazzo/a che ha superato di gran lunga l’età per andare via di casa ma che rimane a crogiolarsi nel lettone di mamma e papà, è diventato un comune modo di dire che su innesta benissimo nella realtà italiana  anche prima dell’attuale “crisi” economica, ma sopratutto nell’attuale crisi di fiducia nel futuro.

Sui bamboccioni sono state fatte migliaia di analisi sociologiche tentando di raffrontare la tendenza dei “giovani” a rimanere a casa il più al lungo possibile con la situazione socio-economica italiana; se è pur vero che il precariato nel lavoro gioca un ruolo importante nel fenomeno così come lo giocano i costi degli affitti e delle case è pur vero che la verità è molto più semplice. I genitori di oggi non sono come i nostri nonni, forse per reazione ad un modello di educazione repressiva degli anni cinquanta i genitori dei bamboccioni  non si preoccupano minimamente di mandare i propri figli fuori di casa a calci nel culo e sono tutt’altro che scontenti della situazione, anche quando si lamentano. D’altro canto non vedo alcun motivo per un ragazzo di andare a vivere da solo dal momento che nella maggior parte dei casi sta in una casa comoda, non deve sottostare ad alcuna regola,non ha problemi col cibo, con la lavanderia, ha il digitale terrestre, Sky col pacchetto della sua squadra preferita, la TV da 50 pollici, tutto questo senza spendere un euro. Per quale motivo uno dovrebbe essere così idiota da andare via di casa, per senso di giustizia? Per voglia di indipendenza? Ovviamente è più che naturale, per un ragazzo, rimanere a casa dei genitori ed è altrettanto evidente che la colpa di questa situazione non è del “bamboccione” ma dei suoi genitori, deboli e paurosi che hanno generato un figlio ancora più debole e totalmente incapace di confrontarsi con qualunque coetaneo di un altro paese. Magari il bamboccione avrà una migliore preparazione, una cultura più ampia ma è sostanzialmente un vigliacco e per riuscire a superare le sue paure, per diventare una persona, se mai ci riuscirà, dovrà fare uno sforzo immane. D’altro canto ci sono pure quelli che rimangono bamboccioni tutta la vita, quelli che non riescono a separarsi dai propri genitori nemmeno dopo essere andati via di casa, dopo aver avuto un figlio, magari due o tre, quelli che comprano casa nello stesso quartiere se non nello stesso condominio dei genitori, quelli che continuano a farsi preparare la pappa dalla mamma, quelli che le camicie me le sa stirare solo mia madre, quelli che non sono mai andati alla posta a pagare le bollette, quelli che utilizzano i nonni come un asilo nido, quelli che pensano che il sacrificio sia pagare una baby sitter per tenere i bambini quando la propria madre ha deciso, anatema, di prendersi un week-end di vacanza. Ancora una volta, responsabili di tutto ciò sono i genitori, che magari si lamentano, ma che amano continuare a sentirsi utili, amano esercitare un ruolo nella vita dei propri figli, pensano di poterli ancora guidare in un mondo profondamente diverso da quello in cui loro stessi sono cresciuti. Un’analisi dura, impietosa, la mia, che riguarda, generalizzando ovviamente, l’assoluto fallimento educativo di un’intera generazione, ma ho scritto queste righe solo per chiarirmi alcuni concetti, solo per cercare di capire se sono realmente riuscito a scampare da un modo di essere che non vorrei mi appartenesse, per riuscire a capire se c’è il rischio di ricaderci, per ricordare a me stesso  quale deve essere l’atteggiamento da tenere con i miei figli per agevolare loro realmente il percorso che li porterà a diventare persone.

…dal prossimo 9 dicembre diverrà operativo il decreto del 4 giugno scorso del ministero dell’Interno, che introduce il test obbligatorio di lingua italiana per gli stranieri.

Ovviamente un decreto legge di questo tenore non può che arrivare da un leghista. Si tratterà, pare, di un test semplice semplice che servirà per verificare la capacità di comprensione della lingua italiana da parte degli immigrati che aspirano alla cittadinanza italiana. Sembrerebbe, tutto sommato, un’idea sensata, mi pare anche giusto che una persona che si voglia stabilire definitivamente nel nostro paese (quindi un vero disperato) debba essere in grado di comunicare; peccato che uno che sta da cinque anni in qualunque paese, inevitabilmente apprenderà i rudimenti della lingua. Questo test, dunque, a meno che non sia sufficientemente complicato da indagare non solo sulla comprensione della lingua ma sulla padronanza della stessa da parte dello straniero (cosa ovviamente del tutto inutile),  non è che un’altra espressione di razzismo di chi vuole imporre un esame inutile per rimarcare la propria “distanza” dallo sporco immigrato. Per tagliare la testa al toro, a questo punto,  io proporrei un esame di comprensione della lingua italiana a TUTTI coloro che abbiano o che vogliano ottenere la cittadinanza nel nostro paese, quindi anche agli italiani con più di 18 anni e se questi non lo superano… niente di drammatico mica si può togliere loro la cittadinanza (o si può?) ma si può fare in modo che  non possano esprimere le loro preferenze elettorali fino a che non passino l’esame e si evita, così, che possano esprimere propri rappresentanti negli organi legislativi. Per pareggiare i conti con gli immigrati regolari (che con tutta probabilità conoscono almeno due lingue), poi, proporrei anche un esame agli italiani su una lingua a loro scelta da ripetere ad libitum finché non lo superano… no il bergamasco non conta.

“Ciò che Dio unisce l’ uomo non sciolga!” Cioè, è molto meglio un pìo colpo di pistola, che col fatto del delitto d’onore con un mese e mezzo sei fuori e te ne fotti!

Così “cantava” Guccini nel suo “Talkin’ sul Sesso” nel 1973 riprendendo un tema già ampiamente discusso nel film di Pietro Germi del 1961, “Divorzio all’Italiana”; in effetti fino al 1982 era in vigore l’art 587 del codice penale

Chiunque cagiona la morte del coniuge, della figlia o della sorella, nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale e nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia, è punito con la reclusione da tre a sette anni. Alla stessa pena soggiace chi, nelle dette circostanze, cagiona la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella.

Questo campionario di civiltà abrogato solo nel 1981, in realtà, era una buona scorciatoia per ovviare al fatto che in italia fino al 1 dicembre 1970 NON esisteva alcun modo legale per sciogliere un matrimonio.

Si festeggia dunque, oggi, il quarantesimo anniversario dell’approvazione della legge 898 Fortuna-Baslini che, dopo una seduta parlamentare di oltre 18 ore, «disciplina i casi di scioglimento del vincolo matrimoniale». Dopo l’approvazione della legge, grazie anche all’impegno di Paolo VI, da sempre contrario a qualunque apertura nel senso dello scioglimento del matrimonio, nacque un comitato per un Referendum che si terrà il 12 e 13 maggio 1974. Si presentarono alle urne l’87% degli aventi diritto al voto e il 59,30% voterà  «no» all’abrogazione della legge 898. Uno dei rari momenti di civiltà e democrazia del nostro paese.

Ovviamente siamo in italia e dopo quarant’anni il divorzio è sempre pieno di complicazione e ha dei costi notevoli, anche quando consensuale, al punto che oggi molte coppie virtualmente divorziate, mantengono in piedi il contratto matrimoniale, se non altro per evitarsi i problemi amministrativi e burocratici , oltre agli ingenti costi, che il divorzio comporta. Ad ogni modo, per lo meno, c’è una via d’uscita. :-)

Arrivo buon ultimo a ricordare la dipartita di Mario Monicelli regista e sceneggiatore italiano, uno degli ultimi grandi del nostro cinema. Ma non starò qui a tessere gli elogi di Monicelli, anche perchè la mia conoscenza della commedia italiana è talmente superficiale che non saprei elencare nessuno dei suoi film a parte il mitico “Amici Miei”.

Voglio invece ricordarlo per com’è morto, per la sua coerenza per il suo essere un uomo che non ha voluto rinunciare alla propria dignita fino alla fine. Quando il padre si suicidò nel ’46 il giovane Monicelli scrisse:-La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena-  In questi giorni di polemiche fra favorevoli all’eutanasia e i “cosidetti” pro-life, come se una cosa escludesse l’altra, ma vai a farglielo capire agli integralisti catto-moralisti, in questi giorni di polemiche, dicevo, Mario Monicelli, affetto da una malattia allo stadio terminale, semplicemente, senza lasciare un biglietto, coerentemente col suo pensiero, all’età di 95 anni, si è suicidato. Un caro saluto.