Quella dei “cetrioli killer” potrebbe essere una battuta presa a prestito da un romanzo della mia amica Giusy De Nicolo se non fosse che i media hanno davvero lanciato a gran voce l'”allarme cetriolo” a seguito della solita pandemia stagionale. Il risultato del nuovo spauracchio mediatico, oltre al fatto che molte ragazze questa estate dovranno accontentarsi delle zucchine, è secondo il Codacons, che le vendite di frutta e verdura sono già crollate di almeno il 15%. In effetti, ieri, ero al fruttivendolo con Monica e il suo pancione; eravamo in procinto di scegliere i cetrioli per l’insalata, quando un signore si avvicina allarmato per avvisarci del fatto che i cetrioli fossero tutti contaminati… ma si può?!?

Ma cosa è successo? Pare che in Germania un batterio fecale, normalmente innocuo, l’Eserchia Coli  avrebbe contaminato alcuni alimenti, causando la morte di 19 persone (ad oggi). Il primo indiziato fra i cibi infetti è stato il cetriolo e da qui è partita la campagna a favore delle zucchine, generalmente più sottili, ma non ancora in grado di uccidere… Dopo qualche giorno il cetriolo è stato scagionato (sono state trovate tracce del batterio ma non della variante killer) ma nonostante il sospiro di sollievo tirato dalle donne europee e gli improperi dei titolari si sexy shop, che già si fregavano (vabbè) le mani,  la Russia insieme al Libano(?) ha bloccato le importazioni di frutta e verdura dall’UE e anche i consumatori europei sono ancora in preda al panico; stessa cosa dell’aviaria, della mucca pazza e di  tutte le altre pandemie fasulle che ci accompagnano ormai da più di un decennio.

La cosa divertente questa volta, però, che il principale indiziato, il cetriolo, fosse  prodotto da agricoltura bio. In effetti la cosa non è priva di senso. Quando il consumatore si trova di fronte al banchetto di verdura biologica e legge i prezzi dal 30 al 100% in più degli ortaggi (decisamente più gradevoli alla vista) esposti nel banchetto accanto, è convinto di fare un investimento per la salute sua  e della sua famiglia  comprando roba prodotta senza pesticidi chimici, senza OGM e con metodi “naturali”. Peccato, però, che naturale non fa sempre rima con salutare e che in particolare per l’agricoltura biologica “intensiva” (eh sì come credete che i prodotti bio finiscano nella GdO) dovrebbero essere imposti maggiori controlli per evitare possibili contaminazioni “naturali” ma non meno letali. Nel caso dell’e.coli, per esempio, la contaminazione dei cetrioli  potrebbe essere dipesa dal letame che viene utilizzato come concime e che difficilmente viene prodotto “in proprio” dai coltivatori e dunque di provenienza incerta.

Una cosa è sicura: io non posso rinunciare ai cetrioli e ai pomodori d’estate. :-)

 

 

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