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27 ottobre 2009

Lancio rinviato a causa delle avverse condizioni del tempo per il vettore di test Ares I-X. Il razzo, derivato dai booster di lancio dello Space Shuttle, porterà nello spazio la navetta Orion progettata per raggiungere prima la ISS, poi la Luna e infine Marte. Il lancio di Ares I-X servirà a testare i sistemi di controllo e il sistema di recupero della navetta Orion, riprodotta in termini di massa e baricentro per la missione di collaudo.

Mentre restiamo col fiato sospeso pronti ad applaudire il primo collaudo della futura missione low cost della NASA non ci resta che ammirare l’estrema bruttezza del vettore Ares.

28 ottobre 2009 ore 11.30 (16.30 ora italiana)

Dopo il rinvio di ieri per il maltempo si può dire che il programma Constellation parte insieme al lancio dal dal NASA’s Kennedy Space Center in Florida, dell’Ares I-X, il prototipo di collaudo dell’Ares I destinato a portare nello spazio la navetta Orion in una riedizione, spero aggiornata, dei lanci delle missioni Apollo.

Al solito il sito della NASA ci offre le spettacolari immagini del lancio di uno dei più brutti vettori mai concepiti nella storia dell’astronautica.


Il 4 ottobre 1957, esattamente 52 anni fa, dal cosmodromo di Baikonur, nell’odierno Kazakistan, grazie al vettore R-7 (Semyorka) veniva lanciato in orbita il primo satellite artificiale della storia, lo Sputnik. In russo la parola Sputnik significa compagno di viaggio, e quale migliore compagno di viaggio per l’intera umanità dei satelliti artificiali che ci portanp in casa la TV satellitare, facilitano enormemente le comunicazioni, ci permettono di guardare il mondo dall’alto e ci hanno dato il Global Position Sistem, quel GPS ormai diffuso in tutte le autovetture, barche fino ai telefoni cellulari. Lo Sputnik 1 era formato da una semplicissima sfera pressurizzata di alluminio di 58 cm di diametro dal peso di poco più di 83kg e da 4 antenne lunghe 2,5 metri. Lo Sputnik, dopo aver compiuto la sua missione e dopo aver dato uno smacco epocale al programma spaziale americano, bruciò durante il rientro in atmosfera, 57 giorni dopo il lancio, il 3 gennaio 1958 dopo circa 1.400 orbite e 70.000.000 km.


La riproduzione fotografica della prima pagina del Corriere della Sera del 21 luglio 1969, il giorno dopo lo sbarco lunare mi è stata recapitata a casa dei miei. Di solito uso l’indirizzo di miei genitori per i pacchi, dato che io non ci sono mai a casa. Passo a prendere il pacco, lo apro e mostro ai miei il contenuto, e mia madre: – con la gente che muore di fame, butti i soldi per queste cazzate -; Sob! A dire il vero mi sono sentito vagamente in colpa, ma è passato presto.

In questa notte 40 anni fa tre uomini portavano a termine una missione incredibile, portavano l’umanità a toccare con un dito quella Luna simbolo certamente di una gara a chi ce l’ha più lungo ma simbolo sopratutto dell’affermazione della potenzialità di un branco di scimmie glabre evolutesi su un pezzo di roccia guardando il cielo e immaginandolo popolato da dei e demoni, guardando il cielo e sognano di arrivarci per scalzare dio o soltanto per il gusto.
In questa notte calda e senza Luna, col bimbo malato è il condizionatore prudenzialmente spento, dubito di riuscire a dormire; ho la finestra aperta e sento di lontano qualcuno fare il karaoke mentre, stranamente ripenso a Neon Genesis Evangelion e decido di riascoltarne l’ending theme dove la bellissima voce di Claire Littley non fa rimpiangere l’originale di Frank Sinatra.


Il primo uomo a mettere piede sulla luna fu Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11 seguito da Buzz Aldrin, mentre il loro compagno Michael Collins rimaneva in orbita sul modulo Columbia.
Armstrong e Aldrin allunarono con il modulo Eagle alle ore 20:17 UTC del 20 luglio 1969, esattamente quaranta anni fa. Alle 2:56 UTC Armstrong fece il suo grande passo per l’umanità. Nel “Mare della Tranquillità” c’è ancora una bandiera a stelle e strisce e una targa in acciaio inossidabile a ricordare lo sbarco:

Here men from the Planet Earth first set foot upon the moon, July 1969, A.D.
We came in peace for all mankind.

L’ultimo uomo a camminare sul suolo lunare fu Eugene Cernan, durante la missione Apollo 17 nel dicembre 1972. Da allora l’umanità è stata presa da cose più importanti per continuare a tenere la testa oltre le nuvole…