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Credo che più o meno tutti ve ne siate accorti ma da qualche giorno siamo nel 2010. No dico 2010, è già passato un decennio dall’anno 2000. Oh chi ha più di 30 anni si ricorderà di quanta fiducia e speranza era riposta in quella semplice cifra, quanto abbiamo aspettato immaginando le meraviglie che il 2000 ci avrebbe portato; alla fine il fatidico anno è arrivato ed è passato senza lasciare nessun ricordo degno di nota. Il capodanno dell’anno 2000 era aspettato e temuto. La fine di un millenio non è cosa che possono vivere tutti e chiaramente si sono sprecate sia le previsioni apocalittiche che prospettavano una fine del mondo in stile Maya 2012 sia quelle che vedevano nel Millenium Bug la fine del mondo digitale conosciuto. Ora possiamo dircelo: il Millenium Bug è stata una bufala quasi quanto l’influenza suina e a volerla vedere in chiave complottistica è stata alimentata dalle aziende di software per vendere le nuove versioni dei loro programmi immuni al Y2k, ovviamente non è così ma molti negli ultimi anni novanta su questa storia ci hanno guadagnato e pure parecchio. Ad ogni modo uno sguardo indietro a quest’ultimo decennio possiamo pure buttarlo e c’è da dire che non è stato un granchè. Chiuso il capitolo “Guerra Fredda” alla fine degli anni ’80 tutto l’occidente si è invischiato nella questione medio-orientale negli anni ’90, cominciando un’escalation che ha portato nel 2001 a quell’11 settembre che ha poi caratterizzato questo decennio. Lo spettacolare attentato terroristico di Al-Qaida contro gli Stati Uniti è stato un pugno nello stomaco per tutto l’occidente “civilizzato” che forse per la prima volta si è dovuto confrontare con il risultato delle proprie azioni in casa propria e da quel giorno nulla è stato più come prima. La rappresaglia degli Stati Uniti, come c’era da aspettarsi, è stata durissima, e c’è da dire che il nuovo Presidente George W. Bush si è dovuto confrontare, troppo presto, con una crisi che ha poi caratterizzato entrambi i suoi mandati, e se pure sarà la storia a deciderlo, tutto sommato, secondo me, poteva gestirla peggio. Ma le rappresaglie lasciano il tempo che trovano e gli stati sono fatti di persone e le persone sono alla fine scimmie evolute, sì, ma fin troppo sensibili alle proprie pulsioni interiori; il cambiamento che c’è stato è stato dunque nell’atteggiamento dell’occidente nei confronti del resto del mondo e dei paesi islamici in particolare. L’Islam, una religone complessa, una cultura millenaria che riunisce popoli diversi è diventato il principale veicolo del terrorismo in occidente e per tentare di tenere a bada la paura nessuno si è lamentato più di tanto di misure che pian piano hanno limitato la libertà individuale. Così oggi, in barba a qualunque concetto di privacy, siamo spiati ininterrottamente da telecamere. Apro una piccola parentesi in proposito: qualche settimana fa, per lavoro, ero dalle parti di palazzo Chigi a Roma per recarmi negli uffici del Garante della Privacy e così, un po’ per gioco, mi sono messo a contare le telecamere che mi hanno ripreso nei 150 metri da quando sono sceso dal taxi a quando sono arrivato al portone degli uffici, risultato 14, almeno quelle che ho visto. Tornando al terrorismo, dicevo, abbiamo avuto talmente tanta paura da accettare qualunque limitazione della libertà in cambio di un briciolo di sicurezza e un esempio esemplare di ciò è il famigerato Uniting and Strengthening America by Providing Appropriate Tools Required to Intercept and Obstruct Terrorism Act meglio conosciuto col suo acronimo di USA PATRIOT ACT. Secondo me ci hanno messo di più a studiare l’acronimo che ha scrivere la legge che, molto semplicemente, azzera la privacy dei cittadini USA in favore di CIA, FBI, NSA e qualche altra decina di agenzie federali nate nel frattempo per combattere il terrorismo.
L’effetto, secondo me, più deleterio dell’11 settembre, che molto probabilmente impiegheremo decenni a debellare, è tuttavia la recrudescenza del più becero razzismo, che da sempre, nasce per la paura del diverso, in questo caso di una diversa cultura; tutto ciò a vantaggio di movimenti populisti e scarsamente liberali che in molti paesi europei hanno avuto un’enorme crescita di consensi. Nascono così, sancite dalla legge, ronde di “cittadini” decisi a difendere con le armi le proprie famiglie dal feroce Saladino e a quanto pare, tutto sommato, non prestare soccorso o peggio tirare un paio di cannonate alle navi dei poveri cristi diretti verso l’Europa alla ricerca di un futuro è visto come un peccato veniale. Vuoi mettere con quei fanatici assassini che osano chiedere la rimozione del crocifisso dai luoghi pubblici, ne va della nostra tradizione millenaria, dei nostri riferimenti culturali dell’educazione dei nostri figli e sopratutto delle nostre figlie, non vorrete mica che senza questi simboli a guidarli decidano di diventare una delle 14 mogli di Mustafà invece che l’ennesima zoccola apparsa in TV e di cui andare fieri.]]>

Correva l’anno 2001, internet non era ancora, definitivamente, un mass media ma era già piuttosto popolata, non c’erano ancora i Social Network, ma le cose non erano poi tanto diverse da oggi ed anche se la percentuale di bimbiminkia in giro senza badante sul web non era minimamente paragonabile a quella di oggi, c’era già una discreta rappresentanza di imbecilli fascistoidi illiberali. Voglio ricordare oggi la storia di una degli hoax meglio riusciti di tutti i tempi (anche meglio di John Titor) e sopratutto della reazione inconsulta che ha suscitato all’epoca. Parlo di bonsaikitten.com; per chi non ne avesse mai sentito parlare, riassumo in breve, che si trattava di un sito sulla “nobile” arte dei gatti bonsai. Gatti fatti crescere in un contenitore di vetro in modo da deformarli fino a far loro prendere la forma del contenitore, con tanto di foto e spiegazioni varie su come realizzare l'”opera”. La burla, messa in piedi da alcuni studenti del MIT (del resto il gatto nel dodecaedro doveva pur voler dire qualcosa), all’epoca fu smentita abbastanza velocemente anche da fonti autorevolissime (vedi la rivista Wired), del resto le immagini erano inequivocabilmente taroccate, ma la notizia ha continuato a circolare per mesi e a riempire di indignazione newsgroup, forum e finanche i giornali. Che cosa chiedevano tutti? Ovviamente l’oscuramento immediato di bonsaikiten.com e di tutti i siti che, nelle varie lingue, avevano riproposto la stessa burla, questo anche anni dopo che il sito era stato definitivamente chiuso. Il fatto è che dopo quasi dieci anni le cose, sono semplicemente peggiorate, e se prima si chiedeva la chiusura di un sito sull’onda emotiva dell’indignazione popolare oggi si parla addirittura di una legge che consenta la chiusura di blog, siti, gruppi su social network che inneggino a questo o a quello e dopo i fatti accaduti al PdC, che hanno visto nascere gruppi su Facebook santificanti l’assalitore, le cose rischiano di precipitare fin troppo velocemente. Il punto è che pur essendo io d’accordo che la libertà di dire cretinate termina dove inizia l’apologia di reato, deve essere fondamentale ricordare che siamo ancora in uno stato dove la responsabilità penale è personale e dove se qualcuno commette un reato sia nel mondo reale che su un social network può e deve essere perseguito per quel reato e non si deve condannare, o peggio, oscurare il medium (altrimenti si dovrebbe definitivamente oscurare la TV, ma questo è un altro discorso). Non occorre inventare altre fattispecie di reato, non serve pensare a nuove misure per arginare il fenomeno, il codice penale è già li bello e pronto, basta utilizzarlo, se poi quello che da fastidio è che internet amplifichi i discorsi da bar trasformando le cazzate in movimenti politici, beh credo che l’intervento sia da fare nella testa della gente.

P.S.L’immagine è la copertina del CD Psychobilly dei… Bonsai Kitten :-)

Il mondo politico discute un progetto di legge bi-partisan per abbassare il limite (da 10 a 5 anni) per permettere agli immigrati regolari di votare alle amministrative. La ratio del provvedimento è quella di permettere a gente che, comunque, contribuisce allo sviluppo sociale ed economico del paese di poter prendere parte alle decisioni. Immediate le reazioni dei “partiti” della destra populista pronta a vedere nella possibile estensione del diritto di voto un nuovo attacco dall’interno alla repubblica.

Per come la vedo io, beh il diritto di voto è una cosa seria ed è giusto che questo debba essere concesso solo a chi effettivamente abbia dei legami col territorio e ne conosca le basi e i principali riferimenti storico politici… il mio sogno è una cabina elettorale con un bel chiosco multimediale dove prima di votare ci sia un piccolo questionario per verificare quanto il votante è legato alle proprie radici e alla propria identità… niente di difficile eh, domande a risposta multipla tipo “Chi è il presidente della Repubblica: Silvio Berlusconi, Fabrizio Corona, Giorgio Napolitano”, oppure “Qual’è il capoluogo della regione Lazio: Roma, Lazio, Inter”. Se il cittadino risponde correttamente passa alla scelta del proprio rappresentante altrimenti viene rimandato alle elezioni successive…

Un commento, un po’ in ritardo, sulle assemblee sindacali di lunedi scorso a Fiumicino. Il personale di terra di Alitalia in risposta ai cambiamenti unilaterali dei turni di lavoro da parte di CAI ha indetto delle assemblee sindacali a cui hanno aderito gran parte dei lavoratori, escludendo ovviamente i precari, coloro che con contratto a tempo determinato sarebbero stati volentieri licenziati dal carozzone nazionale. Tornando ad Alitalia, la carenza del personale di terra ha portato alla cancellazione di oltre 100 voli in partenza e in arrivo da Fiumicino creando inenarrabili disagi.
Io ero li, sono entrato in aeroporto alle 15.00, il mio aereo è decollato da Roma all’1.30 per essere dirottato a Brindisi, da dove la nostra solerte compagnia di bandiera ci ha cortesemente accompagnati, con tre meravigliosi pulmann gran turismo, all’aeropoerto di Bari-Palese dove ci aspettava… non ci aspettava un cazzo di nessuno dal momento che non c’era nemmeno un taxi disponibile.
Di chi è la colpa? Secondo Alitalia di quelli scriteriati scioperanti che hanno fatto uno sciopero illegale protraendo le assemblee oltre il dovuto… scene di panico all’aeroporto, battaglioni di carabinieri a sedare le risse, le povere hostess precarie dell’Alitalia sommerse da insulti dopo aver fatto turni massacranti e aver svolto mansioni non di loro competenza, tutto ciò non perchè qualche lavoratore cercava di esercitare un proprio diritto, come hanno detto ma solo perchè Alitalia ha centellinato le informazioni ai viaggiatori e quando le ha fornite, ha dato informazioni quanto meno contradittorie. Il mio volo è stato rimandato più e più volte prima di essere cancellato, ma non a causa del personale di terra, ho saputo dopo, ma semplicemente del fatto che l’aereo non è mai arrivato a Fiumicino, e il suo arrivo era previsto per le 2.05 del mattino. Il secondo volo su cui ho avuto la fortuna di imbarcarmi è decollato con quattro ore di ritardo per l’assenza del personale di terra che, pur rientrato dalle assemblee, doveva far sbarcare tutti gli aerei rimasti sulla pista nelle ore di “sciopero”. Il fatto è che questo Alitalia lo sapeva benissimo ma non si è mai premurarata di comunicarlo ai viaggiatori ma nemmeno alle hostess di terra costrette a fare da filtro fra viaggiatori inferociti e una compagnia aerea a dir poco carente. La beffa finale quando l’aereo è decollato alla volta di Bari per essere dirottato a Brindisi. Tutti a bordo avevano notizie circa la chiusura dell’aeroporto di Bari, ma Alitalia, dalla voce del comandante, che non ha chiaramente mai avuto il coraggio di farsi vedere dai passeggeri, continuava a rassicurare tutti circa l’atterraggio presso Bari-Palese.
Ovviamente se avessi saputo subito che il mio primo volo era cancellato e non dopo tre ore di false notizie avrei semplicemente noleggiato un auto per tornare a casa entro quattro ore, mentre se avessi saputo che il volo decollato all’1.30 mi avrebbe portato a casa alle 5 e mezza del mattino semplicemente me ne sarei rimasto a Roma per decollare il giorno dopo. Di chi è la colpa quindi?

E’ notizia di questi giorni che la NASA ha annunciato il ritrovamento di discrete quantità di acqua sulla Luna. L’esperimento è iniziato l’8 ottobre con la sonda LCROSS (Lunar Crater Observation and Sensing Satellite), che ha lanciato verso il cratere lunare Cabeus, vicino al Polo Sud, un missile, il Centaur, che ha impattato contro la superfice lunare ad oltre 7.000 Km/h. LCROSS, ha potuto così fotografare e filmare i risultati del bombardamento confermando le recenti scoperte della sonda indiana Chandrayaan-1: sulla Luna sono presenti dei quantitativi non trascurabili di H2O. Come l’acqua sia arrivata in quel deserto millnario è ancora da capire, probabilmente a causa dell’impatto di comete con la superficie nascosta del satellite; fatto sta che sulla Luna c’è, incontestabilmente acqua.
L’impatto di una simile notizia è enorme per la ricerca spaziale. La presenza di acqua sulla Luna permetterebbe la creazione di una base lunare permanente in cui l’acqua potrebbe essere usata sia come combustibile che per sostenere la vita sull’arido satellite senza doverla importare a costi altissimi dalla Terra.
Ovviamente l’annuncio della NASA dalla voce del Dr. Antony Colaprete, fra i principali artefici del progetto LCROSS, ha fatto il giro del mondo. Mentre però, praticamente tutto il resto del mondo ha raccolto con entusiasmo i risultati della missione qui in italia, la stolta mentalità provinciale dedita a pizza e mandolino porta a fare delle riflessioni sui costi di una simile ricerca giungendo alle conclusioni che un ritorno sulla Luna sarebbe inutilmente oneroso. Finche a trarre simili conclusioni è un avvocato o un giornalista, tutto sommato, la cosa non mi tange più di tanto, sono invece spaventato a sentire simili considerazioni da gente che lavora nel campo dell’informatica. Non starò a dilungarmi su tutte le ripercussioni che la ricerca spaziale ha avuto e ha sulla vita di tutti i giorni, per quello c’è Google, e non starò nemmeno a spiegare che l’informatica è fra le discipline che più si sono sviluppate grazie ad essa. Quello che voglio sottolineare, invece, è che questo atteggiamento, quello cioè di colui che afferma che invece che spendere soldi a cercare l’acqua sulla Luna si dovrebbe trovare il modo di portare l’acqua a tutta la popolazione mondiale, spiega ESATTAMENTE perchè in italia ormai non si fa più ricerca e chiunque abbia studiato una disciplina scientifica con passione non vede l’ora di fare le valigie per andare a lavorare in una qualunque università del terzo mondo.