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Il 4 ottobre 1957, esattamente 52 anni fa, dal cosmodromo di Baikonur, nell’odierno Kazakistan, grazie al vettore R-7 (Semyorka) veniva lanciato in orbita il primo satellite artificiale della storia, lo Sputnik. In russo la parola Sputnik significa compagno di viaggio, e quale migliore compagno di viaggio per l’intera umanità dei satelliti artificiali che ci portanp in casa la TV satellitare, facilitano enormemente le comunicazioni, ci permettono di guardare il mondo dall’alto e ci hanno dato il Global Position Sistem, quel GPS ormai diffuso in tutte le autovetture, barche fino ai telefoni cellulari. Lo Sputnik 1 era formato da una semplicissima sfera pressurizzata di alluminio di 58 cm di diametro dal peso di poco più di 83kg e da 4 antenne lunghe 2,5 metri. Lo Sputnik, dopo aver compiuto la sua missione e dopo aver dato uno smacco epocale al programma spaziale americano, bruciò durante il rientro in atmosfera, 57 giorni dopo il lancio, il 3 gennaio 1958 dopo circa 1.400 orbite e 70.000.000 km.

Non è mai facile mettere ordine… una giornata a casa col pupo malato ed ecco che i sensi di colpa per il casino accumulato negli ultii anni mi spingono a cercare di mettere in ordine. Il risultato, però, sembra una scultura di arte moderna, ho visto di peggio solo al MoMA.

Mi è capitata sotto mano una pubblicità dell’Apple Lisa con un microprocessore da 5Mhz e 1 Mb di memoria RAM risalente al 1983, ma la cosa interessante è che la pagina pubblicitaria conteneva anche l’invito a prenotare l’iPhone. Esatto, proprio così l’iPhone nel 1983. Mi sono un attimo documentato e a quanto pare, se pure non fu mai commercializzato, nel 1983/84 Apple realizzo un primo prototipo di iPhone, monocromatico, ma già, incredibilmente, dotato di touch screen. Il design del prototipo fu realizzato da Hartmut Esslinger, la foto è ovviamente quella sopra.

Da bambini uno scherzo tipico che si faceva(almeno io e i miei fastidiossissimi amichetti) era quello di smontare i classici accendigas piezoelettrici della mamma, tirarne fuori il meccanismo e utilizzarlo per dare la scossa agli amici; particolarmente divertente, ricordo, era dar la scossa alle bambine appoggiate ad una ringhiera collegando l’armamentario ad un’estremità della stessa, quindi senza farsi vedere se non per ridere, ma dopo…
Secondo lo stesso principio funziona Zanza-click. L’aggegino, io possiedo Click la versione portachiave, mi è stato regalato dal mio amico Sandro e promette di ridurre il prurito e il gonfiore derivante dalle punture di piccoli insetti con l’applicazione di scariche piezo-elettriche, col giusto voltaggio e amperaggio, direttamente sulla puntura. Francamente ero un po’ scettico sulla reale utilità di Zanza-click, tuttavia, in questa vacanza, fra l’altro nella Camargue, zona molto paludosa, ho pensato di portarmelo dietro e devo dire di essermi ricreduto circa la reale utilità del cosino. Sulle gambe ho ricevuto una quarantina di punture di zanzara, ma non da parte di un insetto francese, ma da una nostranissima zanzara, racattata nelle campagne fra Monopoli e Castellana il week-end prima di partire e che ha deciso di viaggiare con me per 1400 chilometri e banchettare con i miei polpacci, tutt’ora ridotti ad una specie di groviera. Beh devo dire che le scosse piezo-elettriche del cosino giallo, sono state davvero salvifiche.

Nuovo arrivo “inutile” direttamente da Marsiglia (o giù di lì): il piccolissimo PicooZ Atom. Io non so se sia in vendità in Italia, certo che in Francia ci sono PicooZ di tutte le specie e, anche considerato che Pierpaolo ha aperto la caccia ai PicooZ di casa facendomi fuori l’Apache e l’Insecta, naturalmente non ho ho potuto fare a meno di comprarne uno. Fra i tanti (la scelta è stata difficile, ma la consorte mi ha obbligato ad un solo esmplare) ho scelto l’Atom. Cos’ha di particolare l’Atom? Beh prima di tutto come si vede nelle foto e lungo poco più di metà di un normale Picooz (che ricordo sta comodamente nel palmo di una mano), poi è in plastica rigida se pure leggerissima, utilizza meno energia (4 batterie invece di 6) ed è talmente minuscolo che sta tranquillamente in un vano ricavato nel comando a distanza a raggi infrarossi. Dalle prime prove sembra (poco) maneggevole esattamente come il normale Picooz (più del pesante Apache per intenderci) ma non posso fare altri test finchè il cacciatore di PicooZ non va a nanna.